Noi non lavoriamo 4 ore la settimana

Timothy Ferriss ha scritto un manuale che insegna i segreti per cavarsela lavorando solo 4 ore alla settimana. E "The 4-hour workweek" è diventato un bestseller. Me ne parlava sorridendo Mauro Del Rio con molta curiosità e una certa ammirazione.

Come riporta Alex Williams sul New York Times, questo concetto piace anche a manager e imprenditori. Come Jason Hoffman, co-fondatore di Joyent, che progetta e realizza software basato sul web per piccole aziende. E per condurre i suoi collaboratori a una vita più armonica, ha chiesto loro di ridurre tra l’altro l’uso della mail, dei sistemi di messaggistica istantanea e degli altri sistemi di comunicazione che inducono a forme di multitasking che tendono a invadere ogni angolo della vita dei professionisti.

Anche alla Vodafone avevano tentato di imporre restrizioni all’orario di lavoro per spingere i collaboratori a coltivare i loro interessi extralavorativi. Si dice che volessero addirittura spegnere forzosamente la luce a una certa ora della sera. Ma questa, pare, sia rimasta un’idea.

E’ vero peraltro che soprattutto nei lavori professionalmente coinvolgenti, il confine tra tempo occupato e tempo libero è completamente saltato. E i media digitali aiutano ad abbattere ogni muro residuo in proposito. E’ chiaro che la soluzione è quella di salvaguardare la "biodiversità" dei pensieri…

  • Parvinder @TheInfoteca |

    Ho letto il libro e mi è piaciuto moltissimo. In un certo senso ha cambiato la mia vita. Ho realizzato che faccio parte del gruppo “New RIch”.
    Per avere più tempo a mia disposizione, adesso:
    – guardo le email solo una volta al giorno
    – delego tutto quello che posso
    E’ ovvio che non tutti possono applicare tutto quello che viene specificato nel libro. Ma vale la pena di leggerlo. Ci sono degli spunti molto interessanti e applicabili.
    Io voglio seguire il suo roadmap e scoprire dove mi porta. Ho imparato che non bisogna essere ricchi per vivere uno stile di vita dei ricchi.

  • Davide Tarasconi |

    Evito come la peste certi libri che già dal titolo promettono sciocchezze su sciocchezze.
    Anzi, no: sono troppo curioso, almeno per farmi quattro grasse risate lo leggerei…

  • max |

    ciao, ho letto il libro di ferriss e – una volta vinta la diffidenza per il clamoroso, smaccato approccio “how-to” del titolo – l’ho trovato entusiasmante. ne ho anche scritto una piccola recensione.
    trovo che i punti di grande interesse di questo libro (anche al di là della possibilità di mettere effettivamente in pratica le indicazioni) siano riassumibili in:
    – finalmente un business book che mette la persona prima del business
    – finalmente un modello di business style che non mette prima di tutto la IPO o la vendita plurimilionaria
    – è pieno di spunti utili (“guardate la mail 2 volte al giorno, solo questo potrebbe cambiare la vostra vita”)
    – svela l’impensabile (per molti) risorsa degli assistenti virtuali (tant’è che elance, il sito dei freelance online, ha riegistrato un video con lui e l’ha messo in home page)
    ora ferriss è un po’ ovunque nella blogosfera, tempo fa ho visto che intervistava robert scoble in scobleizer, e l’altro giorno era sul blog di debbie weil (autrice di “blog in azienda” per etas).
    insomma, è ferrissmania… secondo me meritata.
    un saluto e complimenti per la tua attività, ti leggo sempre con interesse su nova.

  • Salvatore |

    E’ vero che alcune persone che si occupano di lavori che tendono a motivare chi li svolge è come se lavorassero 24 ore al giorno. E’ anche vero, però, che in alcune fasi (a volte, anche lunghe) della vita, questo assorbimento totale nel lavoro è giustificato perchè il lavoro in quel momento non è solo lavoro, ma ha una valenza umana che coinvolge l’uomo in tutte le sue dimensioni.
    Credo quindi che le limitazioni in questione abbiano un senso, ma vadano applicate a seconda dei casi.

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