Startup all'italiana

Dal 2012, l’Italia, ha deciso di prendere sul serio l’opzione delle startup. Un decreto del governo scritto in collaborazione con esperti e stakeholder ha reso il paese più ospitale per le aziende innovative. I funzionari del Mise sono riusciti a mettere a terra il decreto e allargarne la portata. Oggi ci sono 5.400 startup che usano i benefici previsti, in parte estesi alle piccole e medie imprese innovative. Si tratta di un fenomeno importante per il sistema imprenditoriale italiano che ha dato un suo contributo al rilancio di crescita, occupazione e innovazione del paese. La valutazione del fenomeno, peraltro, avverrà nel lungo periodo. Sicché fa bene il Mise a lanciare insieme all’Istat la #StartupSurvey, una grande ricerca per conoscere meglio: ambiente familiare, istruzione ed esperienza di chi fa startup; compagini sociali e strategie di accesso alla finanza; strategie per portare i prodotti sviluppati sul mercato; conoscenza e soddisfazione sulla policy da parte dei beneficiari. Informazioni che tra l’altro possono aiutarci a scoprire se esiste una via italiana all’innovazione. Per anni, in effetti, il tema delle startup è stato maltrattato da un sistema mediatico stretto tra due eccessi: il disinteresse ignorante, o l’entusiasmo acritico e manipolatorio. Spesso si è analizzato il sistema con il pregiudizio secondo il quale l’Italia deve omologarsi al resto del mondo. Raramente si è cercato di vedere che tipo di startup siano più adatte all’ecosistema italiano: in un contesto con poco venture capital, molte startup si finanziano più con il fatturato e il debito che con l’equity; il che le porta a innovare a costi più contenuti di quelli che sostengono le startup di altri paesi e a cercare meno exit e più clienti, rallentando sulla scalabilità e accelerando sulla definizione del prodotto o del valore sociale. Intanto, si cercano più esempi in cui sia conveniente per le grandi imprese innovarsi acquisendo startup. Ma alcune ci stanno arrivando. Conoscere meglio le startup italiane sarà conoscere meglio l’Italia. Si troveranno difetti e valori. Sui quali puntare di più.
Articolo pubblicato su Nòva il 24 aprile 2016