L'inevitabile Kevin Kelly

Il nuovo libro di Kevin Kelly si intitola “The inevitable” e parla del futuro. Il titolo fa rabbrividire. Ma come! Un tecnologo che ha sempre sostenuto, con Alan Kay, che «il modo migliore per prevedere il futuro è inventarlo» è diventato un determinista? In effetti, il titolo fa venire in mente il terribile avvertimento dei borg di Star Trek. I borg erano forme di vita aumentate dalla tecnologia che esistevano soltanto collettivamente e che si coordinavano di continuo senza possedere una volontà individuale. Il loro scopo era assimilare ogni altra forma di vita. E avvertivano, appunto, che ci sarebbero riuscite: «La resistenza è futile». Entrare a far parte dei borg appariva “inevitabile”. Un po’ come sostengono certe versioni della Singularity, per le quali la crescita esponenziale della capacità di elaborazione dei computer è inarrestabile e arriverà al punto in cui le macchine saranno più intelligenti degli umani, sicché a questi ultimi non resterà altra scelta che sublimarsi in esse dando luogo a una nuova forma di vita. È di questo genere il libro di Kevin Kelly? No. In realtà, Kelly vuole sfrondare la visione del futuro della tecnologia dalla quantità impressionante di novità che assilla gli osservatori e spingerli a guardare alle tendenze strutturali, quelle intorno alle quali emerge la direzione di fondo del progresso. Ci sono per Kelly 12 forze che danno forma al futuro. Riguardano le conseguenze fondamentali del metodo scientifico e della capacità di mettere in rete le conoscenze. Influenzano lo sviluppo delle innovazioni in tutti i settori. Rendono i processi più importanti dei prodotti (secondo lui) e la fluidità organizzativa più efficiente della rigidità regolatoria . Favoriscono la generazione di valore con l’accessibilità, la condivisione, la ricombinazione di idee, l’interattività, la registrazione totale. Il libro è una sfida a porsi domande ambiziose per comprendere il senso della tecnologia. Le macchine del resto possono molto. Ma porsi le domande giuste, è compito degli umani.
Articolo pubblicato su Nòva il 31 luglio 2016