Università per la crescita

Solo gli italiani – scaltri e ragionevoli singolarmente ma irrazionali come insieme politico – possono accettare che proprio nell’epoca della conoscenza si riducano i finanziamenti per le università, diminuiscano gli studenti o si metta in discussione la strategia di accrescere il numero dei dottorati. È successo nei primi tre lustri del millennio nel quale i paesi concorrenti, dalla Cina alla Germania, hanno accelerato gli investimenti necessari in un contesto economico nel quale il valore si concentra sull’immateriale: sulla ricerca, sul design, sulle skill dei lavoratori, sul senso dei prodotti. L’università è un generatore di valore immateriale,  ma l’Italia ha ridotto gli investimenti negli atenei, restando indietro su tutta la linea, come attestano le classifiche Ocse: meno studenti, meno professori, meno dottorati, rispetto agli altri paesi sviluppati. Intanto, l’Anvur fa notare che la ricerca dell’università italiana resta degna di nota a livello mondiale pur avendo mezzi molto inferiori, mentre i docenti giovani spendono gli anni più produttivi della loro esperienza scientifica in una condizione di precarietà che non li aiuta. Un cambiamento è necessario. Qualche speranza si è accesa negli ultimi anni. Ma ci vuole di più. Una dimostrazione si trova rivalutando l’impatto sociale ed economico dell’università, come del resto si accinge a fare la stessa Anvur. La terza missione dell’università non è la concessione alle aziende di qualche brevetto generato in accademia: si sviluppa integrando la ricerca e la didattica nel corpo vivo della società e nella dinamica innovativa dell’economia contemporanea, in modo capillare e visionario, appassionato e colto, pratico e generoso. Un contributo, il 30 settembre e il 1° ottobre, sarà Padova Nòva, Open Innovation Days: non un evento ma un’occasione per lavorare al progetto di ricongiungere il destino di una grande, innovativa, internazionale e interdisciplinare università a quello della sua comunità, del suo paese e del suo pianeta.
Articolo pubblicato su Nòva il 4 settembre 2016