Se ti chiedono che cos’è il web 2.0 rispondi: le persone che lo usano. Se ti chiedono che cosa c’entra il web 2.0 con le aziende rispondi: le aziende sono fatte di persone. Persone diverse, naturalmente. Ragazzi, magari abituati ai network sociali, come racconta Norman Lewis di Wireless Grid. Adulti, che imparano quello che sanno attraverso istituzioni formali e soprattutto relazioni informali, come spiega Jay Cross, che sta a Berkeley. Comunità di scambio di idee, emozioni ed elementi di ragione, come dice Francesco Morace, sociologo. Regole, organizzazioni, persone che vivono in mezzo a un’enorme trasformazione, come spiega Danilo Viviani, di Core Consulting, ospite dell’incontro che ho visto oggi.
La discussione è stata ampia quanto una giornata intensa. Il pubblico era attento e aperto. Banche, grandi aziende, imprese pubbliche e private. Torno a casa con una convinzione. Qualunque grande innovazione può provocare forme di conflitto informale ma soprattutto il timore di una conflittualità: questo, specialmente in Italia, non è vissuto bene. Ma non è il conflitto il centro della questione innovativa. Il centro è la visione condivisa dello scopo dell’innovazione. Se esiste una visione condivisa, i conflitti si compongono. Dunque la visione deve essere tanto migliore, articolata, discussa e interiorizzata, quanto più ambiziosa è l’innovazione che si vuole realizzare. Imho.