Francesco Morace esordisce su Nòva100 con un post sul futuro dei comportamenti del pubblico attivo. E prevede che emergerà una ricerca dell’eccellenza nel grande mare dei messaggi pubblicati online.
Bellissimo questo passaggio:
Si svilupperà una logica duplice: scrivo per essere "protagonista"; leggo per essere "illuminato". In questo gioco di incastri il tempo diventerà la risorsa scarsa, sostenendo la selezione delle rilevanze e delle illuminazioni. Rilevanza e risonanza procederanno di pari passo. Dai racconti di vita che arriveranno ad un punto di saturazione, si passerà all’indicazione di strategie vitali. Solo così la democrazia dei messaggi potrà evitare la soglia dell’irrilevanza e poi della noia.
Mi domando peraltro come avverrà la selezione. In un’intervista che ho fatto recentemente con Chris Anderson, il direttore di Wired e l’autore de La coda lunga, gli ho chiesto: come si riconoscerebbe, oggi, un Beethoven? E lui ha parlato di come avrebbe dovuto suonare in un bar, farsi conoscere localmente, arrivare a registrare qualcosa e poi diventare famoso nei network sociali… Ma mi è rimasto il dubbio: come si riconosce l’eccellenza?
Morace dice che si riconoscerà dal contenuto stesso. Oggi, forse, ancora, emergono più i messaggi degli autori che hanno conquistato una fama in altri contesti. Oggi, forse, è ancora vero che se una persona è diventata famosa in tv, è facilitata online. Ma in futuro non sarà più così, se è vero che anche l’esperienza televisiva si andrà diluendo in una quantità di contenuti diversi, in una coda lunga di programmi.
Ma nel contesto di una coda lunga, dovrà avvenire qualcosa di diverso. Il valore delle persone e dei singoli post sarà riconosciuto in base a un’esperienza meno concentrata sulla televisione. Ma la valutazione sarà comunque basata su un’esperienza. Un’esperienza fatta di contatti avvenuti, probabilmente, in una modalità crossmediale. Il post su Twitter ha bisogno di esperienza fatta altrove per colpire. Il blog è più adatto a coinvolgere in un’esperienza più profonda, ma tende a essere importante soprattutto se è ripreso dal passaparola e se passa di blog in blog, diventando un’entità di senso relativamente autonoma da chi l’ha scritta, nonostante che questi sia citato in ogni passaggio. Perché quell’autore venga davvero notato occorrerà che l’esperienza che il pubblico attivo fa di quel nome entri nella memoria attraverso un certo numero di contatti (e non solo uno). Si formeranno tantissimi piccoli circoli di esperienza, fatti di amici e conoscenti che hanno costruito le loro relazioni in parte online e in parte nel mondo fisico. E poi si formeranno circoli più grandi a seconda le che le persone inducano a fare esperienza di sé attraverso molti canali, in modalità crossmediale. Alla fine, penso, la fama sarà sempre un valore. Ma avrà bisogno più di sostanza che di apparenza. Per questo, credo, il post di Morace ha un grande valore.