Scrivere per un giornale che parla di innovazione è un compito particolare. Si cercano fatti e si verificano, come per ogni giornale, ma poi quei fatti vanno pubblicati in un contesto che li definisce come "innovazione". Ebbene: la definizione di un fatto come "innovazione" non può essere verificata se non in futuro. Il giornalismo dell’innovazione dipende, dunque, dall’idea di futuro. Questa idea si esprime, in modo trasparente e condivisibile, solo in base a un metodo profondamente meditato per conoscere il futuro. E intorno a questo problema, oggi, nel giorno del centesimo numero di Nòva, abbiamo riflettuto insieme a Bruce Sterling. Ne pubblicheremo su Nòva24Ora una registrazione. Ma forse vale la pena di riassumerne qui alcuni passaggi.
"Come conoscere il futuro? Domanda inesatta per lavorare intorno a un progetto giornalistico. Posso dire che cosa succederà. Ma non è questo il punto. Le persone non vogliono conoscere il futuro. Vogliono sapere che hanno un futuro". Vogliono pensieri che liberano le forse creative, non previsioni che le costringono in uno schema. Ma come si guarda, in quest’ottica, al futuro?
Per me Sterling è uno storico del futuro. E lo dimostra: "Il tempo è composto da una molteplicità di durate sociali" diceva Fernand Braudel, lo storico francese che è stato il mio maestro. E Sterling: "Ci sono fenomeni che non cambiano mai. La geografia cambia molto lentamente. I fatti succedono molto in fretta. Le mode sono probabilmente il tipico ambito del giornalismo". Già, come diceva Braudel: lunga durata, congiunture, avvenimenti. E il giornalismo, tipicamente, riguarda le mode perché la sua influenza – come il suo meccanismo – è soprattutto concentrato sui frame, i quadri interpretativi della realtà che durano per qualche tempo e consentono di definire l’agenda e l’importanza delle notizie. "Quello che ha lunga durata è facile da prevedere. E’ durato a lungo nel passato e durerà ancora in futuro. La lunga durata riguarda i fenomeni più importanti, ma non molto interessanti". Già. E come si fa a far diventare interessanti i fenomeni importanti?
"Sappiamo del cambiamento climatico dagli anni Sessanta. Sta succedendo. Per tanto tempo è stato importante ma non interessante". Sterling studia le curve storiche, si diverte con rapporti e analisi che certamente non fanno felici i cercatori di glamour. Ma anche così si alimenta, pensa e cerca le prospettive. Tentando di armonizzare le diverse durate: i tempi lunghi delle cose importanti, le mode del giornalismo, i tempi brevi dei fatti. Inoltre, coltiva le sue curiosità cercando nei luoghi della società e della mente che più degli altri generano nuove idee.
"Spesso le finestre sul futuro si trovano dove nascono nuovi linguaggi, dove si usano nuovi ossimori e si definiscono nuovi sinonimi. Le finestre sul futuro si trovano nella satira. E nelle provocazioni". Forse su queste ultime, i giornali sono già bravi. Meno bravi a scoprire e a dar voce per esempio alle frontiere economiche: "Di solito i giornali parlano delle aziende quando sono ‘rising star’ o ‘cash cow’. Non si occupano di start up o di aziende che falliscono: ma è proprio lì, alla nascita e alla fine delle aziende che si fanno le scoperte più interessanti".
Ferruccio de Bortoli ha apprezzato questi discorsi. E ha dato una spinta al lavoro dei giornalisti dell’innovazione: "Noi lavoriamo condotti da un principio: il rispetto delle idee, la circolazione delle idee". E ha citato Umberto Eco quando ha detto che i giornalisti sono gli storici del presente. Più che cronaca, dunque, facciamo interpretazione. E applicandosi al tema dell’innovazione è bene abbeverarsi ai pensieri degli storici del futuro. Come appunto Sterling: "Se non sei uno storico, non puoi immaginare il futuro".