Fedele incredulità

I fatti della Sapienza sono una sorta di ossimoro: come "fedele incredulità". Non li riassumo, li linko.

La cultura scientifica è soprattutto il metodo scientifico. Del quale fa certamente parte il fondamento fattuale delle ipotesi e la logica nel trattamento interpretativo. L’epistemologia è chiaramente un tema evolutivo. E Feyerabend ne è stato un episodio che comunque il cardinale Ratzinger non ha certamente male interpretato citandone il giudizio sul giudizio su Galileo. Anche perché l’allora papa ha poi promesso che "mai più" la Chiesa si sarebbe imbaracata in un’azione come la persecuzione di un uomo come Galileo.

Dunque, da un lato, è pienamente comprensibile che la fedeltà al metodo scientifico abbia provocato incredulità nei confronti di ciò che dice un capo religioso. Ma, dall’altro lato, non è comprensibile come l’incredulità metodologica della scienza abbia provocato una fedeltà tanto integralista da condurre una parte degli scienziati della Sapienza a rifiutare la tribuna concessa al papa nella loro sede universitaria.

Sono convinto che uno scontro di integralismi non giovi alla scienza quanto ai suoi avversari culturali.

E poi, ascoltare è raccogliere fatti. Se tra questi fatti ci fosse l’apertura del tempio della scienza alla parola del suo avversario, ovviamente senza reciprocità, l’interpretazione più logica sarebbe che la scienza si dimostra più ecumenica della cultura che ha inventato quella meravigliosa parola ma pare poco intenzionata a valorizzarla.

E invece la scelta di sostenere il rifiuto all’intervento papale alla Sapienza, inopinatamente, fa apparire alcuni rappresentanti importanti della comunità scientifica come persone condotte da giudizi aprioristici o dall’esasperazione, non dall’atteggiamento aperto del ricercatore che costituisce la loro vera forza culturale. Imho.

Altri commenti da BlogBabel: Solleviamoci, Spartacolibero, Giornalismo partecipativo – Gennaro Carotenuto.it, Appunti italiani, 06blog, Dat, Hardcore judas, Cronachesorprese, 7Yearwinter — una nave carica di ottimisti che affonda, Destralab.

  • Luca De Biase |

    Grazie! secondo me il senso profondo di quello che stiamo dicendo è chiaro: tutto parte da un’offensiva vagamente – o non tanto vagamente – integralista che questo papa di sicuro non stempera con il suo richiamo alla “ragione religiosa”. Fosse stato Giovanni XXIII non avrebbe probabilmente generato una reazione dello stesso tipo. Perché il suo messaggio era “ecumenismo”. Perché il problema è questo, secondo me: per quale motivo si dovrebbe mettere in contrapposizione la “ragione religiosa” e il “metodo scientifico”? Dal punto di vista epistemologico non c’è alcun motivo. Il motivo è la ricorrente offensiva della “ragione religiosa” nei periodi in cui prevale un’interpretazione politica e non ecumenica. Secondo me. Sta di fatto che gli scienziati devono ancora dimostrare di saper migliorare l’efficacia della loro comunicazione. Il contenuto e la forma del messaggio non possono più viaggiare disgiunti. Ancora una volta, secondo me.

  • marchino |

    A parte che non son sicuro che tutte le domeniche parli in mondovisione -e poi se non si vuol ascoltarlo basta non accendere il televisore- comunqe la mia era una constatazione generale, valevole per entrambe le parti.

  • paolo beneforti |

    bravo Dazieri, te l’appoggio (senza spingere) 😉

  • Sandrone Dazieri |

    Sono contento di quello che è accaduto. Perche’ il papa NON è andato all’università, perche’ gli studenti hanno manifestato per il proprio diritto a una scuola laica in uno stato laico, perche’ qualcuno, professori in testa, invece di inginocchiarsi davanti al capo della chiesa cattolica, che ormai sembra il nuovo galateo, ne ha preso le distanze. Non facciamoci fregare: quando qualcuno rivendica il diritto alla non ingerenza della chiesa nella propria vita, e lo fa oltrettutto con forme di manifestazione non violenta come è accaduto ieri (occupare il rettorato è un atto simbolico, checche’ ne dicano) fa qualcosa di buono per tutti. Il problema, secondo me, e’ che ci costringono a pensare in categorie di neolingua, come direbbe Orwell (e i Wu Ming), per cui una manifestazione del pensiero laico diventa “politicamente inopportuna”, “intolleranza” e un tizio le cui parole vengono riprese dalle testate giornalistiche di buona parte del mondo, che è citato ossessivamente dai nostri giornali, che oriente la politica del nostro paese a partire da questioni come aborto, divorzio, omosessualità, anticoncezionali, “non ha diritto di parola.” Certo, in un altro paese, più laico, non ci avrei visto niente di strano che il papa andasse ad aprire l’anno accademico, in un paese dove è chiara la differenza tra istituzioni civili e chiesa, dove la ministra della salute non va alla veglia del clerical antiabortista ferrara, dove al discussione sui Dico non avesse rischiato di far affondare un governo di centrosinistra, in un paese così, dicevo, non avrei avuto problemi. Pur sapendo già che cosa il papa sarebbe andato a dire. Che la scienza deve porsi dei limiti CRISTIANI, che la ricerca deve DIFENDERE LA VITA, che bla bla bla.
    Ma qui, in questo paese, cazzo, sono contento se qualcuno dice no al papa.
    Il papa il suo lavoro lo sa fare bene. E’ lo stato laico che il suo lavoro lo fa di merda e costringe noi cittadini a incazzarci.

  Post Precedente
Post Successivo