Trento sembra sempre più in grado di convincere il resto del mondo che il suo modello funziona. Ieri a Trento c’erano Innocenzo Cipolletta e, in videoconferenza, Stefano Pileri (cioè Ferrovie e Telecom Italia), c’era Grasso di Finmeccanica, c’era Techiolli di Eurotech e Traveso della fondazione Kessler. E poi c’erano Alberto Sangiovanni Vincentelli, Berkeley, Michael McCracken, GeorgiaTech, Michael Fourman, università di Edimburgo, Frederic Farina, CalTech, Bianca Falcidieno, Comitato di indirizzo per la valutazione ricerca. E c’era il rettore Davide Bassi. E c’era il presidente della provincia Lorenzo Dellai. Un grande consenso sul progetto, una grande disponibilità a collaborare, una bella unità d’intenti.
Le parole di Trento convincono. Non bastano a spiegarlo i soldi della provincia autonoma. Ci vogliono le idee.
E’ sempre bello sentire le idee giuste quando sono dette da chi poi effettivamente le applica. Dellai ha detto che Trento punta sull’educazione dei suoi abitanti, sull’attrazione di talenti da fuori, sulla trasformazione delle istituzioni in partner per l’innovazione. E che vuole arrivare a essere un territorio-laboratorio.
La squadra di Nòva cerca da tempo le città illuminate, quelle che stanno sviluppando un progetto per superare la crisi dell’epoca industriale e tuffarsi con voglia e ottimismo e risultati nell’epoca della conoscenza. E ha trovato uno dei poli di questo tipo di sviluppo a Trento. Continueremo a seguire questa evoluzione. Sperando di continuare a giudicarla con la gioia che si riserva alle belle storie.