Susanne Justesen

La diversità è feconda di innovazione. L’omogeneità è casomai capace di generare efficienza. Perché l’innovazione è la capacità di combinare diversi elementi della conoscenza in modo nuovo. E’ il pensiero di Susanne Justesen che ha studiato la materia e ha fondato la Innoversity per svilupparla al servizio di aziende che vogliono acceleare la loro innovatività. Se n’è parlato ieri a Innovaction.

Questo pensiero può servire anche alla politica di sviluppo locale. Sapendo che la diversità non garantisce l’innovazione come l’omogeneità non garantisce l’efficienza. Si tratta di precondizioni favorevoli. Ma la diversità deve sviluppare le sue potenzialità in un quadro di regole condivise. Come l’omogeneità deve essere intesa nei termini di specializzazione e competenza.

Ma un fatto è certo. Questo tipo di pensiero nasce dai presupposti giusti: l’ecosistema dell’innovazione è tanto più forte quanto più ricca è l’infodiversità. Una monocultura informativa tende a frenare l’innovazione e a privilegiare le relazioni di potere, la paura, l’avversione al rischio.

  • Roberto Domenichini |

    “La diversità è feconda di innovazione. L’omogeneità è casomai capace di generare efficienza. Perché l’innovazione è la capacità di combinare diversi elementi della conoscenza in modo nuovo.”
    L’importante che è che questa diversità venga condivisa e non rimanga ad esclusivo interessse di pochi.
    Inoltre mi trovo d’accordo sul fatto che sia giunto il momento (anche se si faceva in passato con ritmi molto più lenti) di combinare diversi elementi della conoscenza in modo nuovo. Da una parte non ci sarà così il rigetto, che va tanto di modo oggi, di rinnegare il passato, ma di aggiungere elementi nuovi per una migliore comprensione della realtà sociale e fenomenica.
    Un esempio su tutti.
    La geometria euclidea ha sicuramente dato grandi contributi nelle scoperte della fisica e della meccanica ma ad oggi sembra più “comoda”, e no migliore in assoluto, una geometria frattale per spiegare ciò che le diverse geometrienon riuscivano a comprendere per i loro limiti intrinseci. Limiti che non ne sminuiscono il valore ma che lo rafforzano in una visione più ampia della geometria stessa come strumentoper comprendere ciò che ci circonda.
    Grave errore però sarebbe, secondo il mio parere scindere le diverse geometrie come una linea di confine che divide la macro dalla micro economia (altra scemata).
    nella nuova era internettiana e con lle premesse da te proposte è necessaria sempre di più una visone olistica della vita e del sapere altrimenti finiremo sempre per fare delle banali e unitili somme di dicipline che hanno contribuito alla scoperta di qualcosa.
    In poche parole torniamo al medioevo nel modo di pensare.
    La mia singola parola può assumere la stessa importanza di quella diun trattato di un premio Nobel per l’Economia. Anzi è proprio da quello parola che scatta l’intuizione nella testa del ricercatore per migliorare sempre di più la teoria, o meglio, il modello in essere. Di chi è ilmerito? Suo+mio? NO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    Suo E mio E del ricercatore E………
    Complimenti per gli argomenti trattati
    Un carissimo saluto
    Roberto Domenichini

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