Sto per andare al Festival del Giornalismo di Perugia. Del quale parleremo la prossima settimana dopo averlo seguito. Sottobraccio porto il numero di Nòva di oggi. Dedicato al giornalismo nel nuovo contesto internettaro.
Raccontiamo come il giornalismo stia cercando di adattarsi. Il pubblico attivo è il protagonista di ogni pensiero innovativo. E rivaluta la tradizionale missione di servizio dei giornalisti. Nella prospettiva di una relazione simbiotica tra i cittadini attivi e i giornali.
Certo, c’è un presupposto da sottolineare. Il presupposto è che l’avanzata del pubblico attivo sia ineluttabile. Le opportunità offerte da internet la rendono in effetti altamente probabile come dimostrano milioni di persone che le hanno già colte.
Ma un pezzo di Newsweek sulla repressione 2.0, che racconta i nuovi modi di impedire la libera epressione delle idee usando la rete, approfondisce il ragionamento e lo rende deontologicamente decisivo. Non si tratta di fatti che riguardano solo i regimi che si oppongono alla libertà di informazione, dalla Cina al Medio Oriente, ma anche i paesi occidentali: la censura è un’arma pesante, l’autocensura indotta dalla paura e dal convenzionalismo è un’arma letale. Proprio perché sottile e insinuante.
I giornali tradizionali che vogliano partecipare al processo democratico dovranno lottare per garantire lo sviluppo e la crescita del pubblico attivo: se all’inizio della storia internettiana hanno forse visto il pubblico attivo come un competitore, se oggi cominciano ad adattarsi per non perdere posizioni, domani dovranno stare dalla sua parte in nome della democrazia. Che in fondo è soprattutto il processo con il quale una società si esprime liberamente.