Attenzione

"L'abbondanza di informazione genera scarsità di attenzione" diceva ai suoi tempi Herbert Simon, premio Nobel per l'economia. Oggi sappiamo che i media digitali e la crisi dei filtri editoriali e pratici tradizionali stanno effettivamente generando una quantità di informazione e una scarsità di attenzione sempre più preoccupante, come risulta dagli studi di Maggie Jackson, riportati nel saggio Distracted: The Erosion of Attention and the Coming Dark Age. Un'intervista con Jackson è su Wired.

L'indagine sui meccanismi neurali della concentrazione intorno a un obiettivo e del passaggio continuo da un'attività a un'altra sta avanzando soprattutto sulla scorta della necessità di comprendere gli effetti dei nuovi media nei bambini. 

Ma in generale si sa già che il cervello è predisposto più per spostare l'attenzione verso un nuovo centro di attenzione che per mantenersi focalizzato. E si sa che questo riduce la creatività e aumenta il ricorso a forme di pensiero superficiale. La reattività può diventare una pratica dominante nel comportamento e nel pensiero e andrebbe equilibrata con la concentrazione.

L'irrazionalità del pensiero superficiale e fondato solo sulla reattività a sempre nuovi stimoli informativi, quindi su una ridotta attenzione e focalizzazione intorno a un ragionamento o a un obiettivo, può diventare anche un contesto nel quale le persone vengono facilmente manipolate. Indubbiamente una parte dei sistemi di comunicazione fa uso proprio di questo meccanismo per ottenere comportamenti omogenei nella popolazione. La ripetizione dei messaggi più che la dimostrazione della veridicità dei loro contenuti è una tecnica efficace in questo contesto. Ma è una tecnica dalla quale la società deve imparare a difendersi, introducendo nuovi filtri critici. E' uno dei terreni di maggiore sviluppo potenziale nel mondo dei nuovi media.
  • Luca Chittaro |

    Esatto, Luca, c’e’ proprio bisogno di un’ecologia dell’attenzione.
    Cerco di rafforzare – se mai ce ne fosse bisogno – le tue tesi con questo piccolo contributo di “divulgazione scientifica”: 😉
    http://lucachittaro.nova100.ilsole24ore.com/2009/02/lequazione-dellattenzione.html

  • Ivo Quartiroli |

    Alla base della manipolazione c’è il deficit di consapevolezza, della quale quello dell’attenzione è una delle concause. La società dell’informazione porta a poca attenzione, mantre negli anni trenta i meccanismo ed i media lavoravano su altri canali mentali ed emozionali. Bertold Brecht ad esempio vedeva nell teatro dell’epoca uno strumento di incanto per far passare la simbologia e la mitologia del nazismo ed aveva sviluppato un metodo teatrale che portasse consapevolezza nello spettatore delle possibili manipolazione. Per la televisione e la rete non è ancora nato un Brecht.

  • Guido |

    non so se alla base della disponibilità a farsi manipolare ci sia il deficit di attenzione che dedichiamo ai nuovo media, negli anni ’30 le masse si fecero manipolare da pazzi criminali che gracchiavano idiozie da rudimentali apparecchi radiofonici

  • Ivo |

    eh… lo dico da tempo… interagiamo in continuazione con la rete e con altre tecnologie tipo i cellulari, mandando e ricevendo informazioni ad un ritmo che cresce con l’avanzare delle tecnologie. Così come il software risponde agli eventi, anche gli utenti hanno iniziato a comportarsi come tali, diventando servomeccanismi delle tecnologie e parte integrante della galassia di stimoli-azioni.
    Ci siamo inseriti come uno dei moduli che rispondono agli eventi. Come input abbiamo le miriadi di informazioni e siti e come output clicchiamo qui e là. Questo produce nuove informazioni e il meccanismo si autoalimenta.
    Poiché come esseri umani abbiamo passato qualche milione di anni terrorizzati dai predatori, qualsiasi segnale visivo o uditivo che rappresenta una novità viene associato a qualcosa di potenzialmente pericoloso. Si attivano i meccanismi del cervello rettile. Questo è anche il motivo per cui è difficile stare di fronte ad una televisione, ad immagini in movimento, ed ignorarle.
    Ogni volta che vi è un nuovo stimolo, questo attiva il meccanismo della ricompensa. A livello di neuroscienze questo significa che viene rilasciata dopamina nei circuiti neurali e questo porta ad una sensazione di benessere e di euforia.
    Ma chi ci perde è la capacità di attenzione prolungata, di concentrazione e soprattutto di attenzione alla nostra interiorità, privilegiando invece sempre e solo input che vengono dall’esterno. Da qui la manipolazione è possibile, probabile e già avvenuta.
    Non vi sono molto alternative che il ritornare all’attenzione vera ed interiore, in altre parole alla meditazione (che non significa pensiero riflessivo, ma Meditazione).

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