Negroponte a Roma

Nicholas Negroponte parla oggi al Festival delle Scienze con Franco Bernabè, Paolo Ferri, Riccardo Luna, Stefano Maruzzi, Luca Sofri. Alle 21, all'Auditorium di Roma.

Ieri l'ho incontrato e, insieme ad altri giornalisti, ho potuto sentire quello che pensa. Anche sulla questione lanciata dal Sole 24 sulla qualità della conoscenza in rete. (Un altro commento). Un resoconto è uscito oggi sul Sole. E anche qui sotto, con qualche riga in più che non ci era stata sulla carta.

Il lato chiaro di internet è più forte del suo lato oscuro

«Non sono molto bravo a parlare del "lato oscuro" di internet. Per me
il vero lato oscuro è la censura e soprattutto la mancanza di
connessione…». Non ci si poteva aspettare un'opinione diversa da uno
come Nicholas Negroponte. Il fondatore del MediaLab all'Mit, l'autore
dislettico di Essere Digitali, il visionario che ha teorizzato
la convergenza dei business dell'informatica, delle telecomunicazioni e
dei media, oggi è il promotore dell'iniziativa "One Laptop Per Child",
tesa a diffondere gli strumenti necessari all'inclusione dei bambini
che vivono nelle aree del mondo sprovviste di libri, scuole, computer,
internet, elettricità… Ed è ambasciatore dell'iniziativa lanciata da Wired Italia
per candidare i padri fondatori di internet al premio Nobel per la
pace. Non è certo il tipo che non prende posizione sul dibattito
lanciato dal Sole 24 Ore sulla qualità della conoscenza e della convivenza che emerge dalla rete.

«Wikipedia?
Migliora costantemente nel tempo. Ci sono i vandali, ma, nella comunità
che compila Wikipedia, cresce la capacità di contrastarli. Non so se
sia possibile costruire un'internet a prova di vandali. Ma Wikipedia è
una buona approssimazione di quello che si può fare. Certo, ci sono e
ci saranno sempre punti di vista diversi. E comportamenti più o meno
corretti. Ma in generale, sostengo che internet è fondamentalmente uno
strumento della pace». E in ogni caso la rete c'è e quindi si tratta di
imparare a pensarla bene. «Una ventina d'anni fa, il digitale era la
rivoluzione. Ora è la cultura. I temi visionari, oggi, sono relativi
alla convergenza di biotecnologie ed elettronica…».

Certo che lo
sviluppo del digitale è stato e resta tanto veloce che la società deve
ancora digerirne le conseguenze culturali… «Facciamo l'esempio di
quello che capita nei tempi morti della vita quotidiana. Una volta, se
stavo in coda, aspettando un autobus o l'imbarco in aereo, riflettevo.
Oggi in quei momenti faccio sempre qualcosa: prendo il cellulare e
rispondo alla mail, consulto qualche sito… Il tempo della riflessione
oggi è un tempo che mi prendo di proposito. Oggi faccio più cose e sono
più consapevole dei miei tempi, anche di pensiero. Questo,
indubbiamente, è un cambiamento. Ma il cambiamento c'è e continuerà a
esserci».

«In realtà, la rete ha reso disponibile una quantità
inimmaginabile di conscenze. E questa è una ricchezza inestimabile,
oltre che un motore di sviluppo». Il vero obiettivo, per Negroponte, è
favorire la connessione. «La povertà è un enorme problema del pianeta.
L'isolamento è altrettanto importante. E ovviamente i due problemi sono
collegati. Lo sviluppo dei paesi emergenti e le vite delle persone che
ci vivono, la loro creatività e il loro contributo al progresso
culturale dell'umanità sono destinati a crescere con l'inclusione dei
popoli che non sono connessi».

  • maurolaspisa |

    L’equazione informazione=cultura è semplicistica e funzionale all’estensione mediatica nel globo. Lo strumento web è più veloce dei personali processi di scoperta e apprendimento a meno di introdurre nella testa della persone dei ‘total know chips’ pari a intere biblioteche. La crescita culturale esige lungo sforzo di assimilazione. Essere connessi è solo condizione preliminare perchè ciò che conta è l’uso (conoscere for what?) che si fa delle conoscenze, per lo più ridotte al ‘come si fa’ lasciando il ‘per cosa’ alle centrali mediatiche. Negroponte ha il dovere di esporre ragioni pre-cauzionali a fronte del potere della Rete, diversamente sarà solo Negromante del business,

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