Dopo anni di dibattiti sulla gratuità dei contenuti in rete, anni di diatribe sulla pirateria e il copyright, anni di progetti per nuovi servizi di informazione a pagamento, non ha molto senso rispondere in base a questioni di principio. Sono i fatti che parlano.
Grazie agli interventi di Delbo e DElyMith ci si accorge che pur essendo chiaramente un tema ormai razionalizzabile, l'approccio all'argomento rischia di tornare spesso ideologico. Anche quando prende spunto da un pezzo del Guardian che intervista Clay Shirky.
Le convinzioni profonde di Shirky sono importanti. Sfidano l'organizzazione fondamentale dell'editoria tradizionale. E in questo sono uno stimolo per trovare soluzioni costruttive senza ripercorrere le strade del passato. Ma non c'è motivo di pensare che non si troveranno nuovi modelli di sostenibilità per l'informazione. Del resto, è proprio Shirky a dire che la ricerca di informazione ha bisogno di un suo modello di business e che lo si troverà – se lo si troverà – sperimentando. In questo senso, gli editori diventano aziende fondate sull'innovazione e la ricerca.
Le persone che pagheranno – e spesso già pagano – lo faranno in base a una convinzione: che pagare abbia senso. E che quel senso sia giusto.