Dal bruco alla farfalla. L’internet del computer e della linea fissa dei primi quindici anni si sta trasformando nella rete accessibile in mobilità. E in questo processo si trasforma: mette le ali, moltiplica le sue forme e le direzioni del suo sviluppo. L’iPhone della Apple e il Blackberry della Rim hanno dimostrato che i tempi erano maturi. Google e Microsoft hanno risposto con i loro sistemi operativi, montati su diversi terminali. L’iPad, sempre di Apple, ha riaperto la strada dei tablet. Poi il Galaxy della Samsung e il PlayBook della Rim, più piccoli, hanno rilanciato la competizione. Intanto, i diversi formati di Kindle, Amazon, presidiano la nicchia dei lettori di libri. Già: le farfalle sono di molti colori e hanno vita veloce. Il battito delle loro ali è simbolo della complessità. Dov’è diretta, dunque, l’internet mobile?
La rete cellulare non è regolata dalla neutralità tecnologica caratteristica dell’internet fissa. Questo significa, tra l’altro, che gli operatori e i produttori di terminali o di applicazioni sono tentati di andare per vie non compatibili. Costruiscono piattaforme per software che girano soltanto sui loro sistemi e che si vendono soltanto nei loro negozi. Competono ammettendo o rifiutando i programmi avversari, creando temi di dibattito infinito, come nei casi di Flash e Google Voice su iPad e iPhone.
Il marketing dei produttori cerca di indirizzare le scelte. La Apple, maestra del genere, presenta i suoi oggetti come simboli di un’innovazione elegante, in grado di attivare un ecosistema di iniziative: nel caso dell’iPad è particolarmente attraente per gli editori di giornali e riviste. La Rim presenta il suo PlayBook come un tablet adatto ai professionisti che hanno bisogno di molta sicurezza nelle comunicazioni. Samsung si direbbe più diretto ai consumatori tanto originali da volere un oggetto diverso dall’iPad. Non è il prezzo a fare la differenza. Per ora è il design, il suo significato, un po’ la tecnologia e molto più spesso il sistema di apps cui i terminali consentono di accedere.
Da questo punto di vista, l’iPhone è in testa a tutti. E spera di poter trascinare anche l’iPad. Android incalza. Microsoft e Rim contano sulla fedeltà dei centri di acquisto delle aziende. E Nokia, di certo, arriverà. I consumatori e i produttori di applicazioni, come gli editori, si trovano a dover scommettere sulla piattaforma vincente. Ma le previsioni a lunga gittata sono azzardate. I consumatori hanno già dimostrato il loro entusiasmo: compreranno milioni di tablet. Ma la molteplicità di forme e tecnologie resterà un carattere dell’internet mobile ancora per un bel pezzo. Per i produttori di giochi e riviste, quindi, vale la pena di prepararsi: scriveranno software – laicamente – per diverse piattaforme.
(Intanto, mentre il mondo mobile, più appariscente come le farfalle, continuerà ad attrarre l'attenzione, nei sotterranei della rete fissa, l’innovazione continuerà a generare nuove sorprese).
ps. E' relativamente assurdo comparare il PlayBook – che non
uscirà prima dell’anno prossimo – con l’iPad che in quel tempo potrebbe
avere una sua seconda versione.