Il background di Koji Omi, fondatore e anima del StsForum, spiega profondamente la sua attività presente e il suo modo di interpretare un megameeting globale di scienziati, politici, tecnologi, intellettuali e imprenditori.
Omi è partito dal Miti, il famoso ministero dell'Industria giapponese, che ha coordinato e dichiarato la prospettiva di sviluppo per tutte le industrie nipponiche nella fase eroica dello sviluppo straordinario del Giappone. Un ministero che riusciva a essere il direttore d'orchestra dell'economia industriale giapponese. E che lo faceva guardando al futuro, raccontando una visione, guidando gli imprenditori a realizzarla. È stato poi il promotore della Legge Fondamentale della Scienza e della Tecnologia, promulgata nel 1995 e che ha creato il framework del grande sviluppo scientifico giapponese degli ultimi quindici anni. E ora aggrega migliaia di ricercatori e operatori politici e privati al StsForum per definire, raccontare, discutere il futuro: la chiave è sempre la stessa, il futuro può essere tanto migliore quanto più discende da una visione concreta, capace di coordinare gli sforzi di tutti per realizzarlo armonicamente.
La fiducia nel fatto che un pensiero razionale, critico sulle conseguenze delle varie scelte, aperto al nuovo e basato sulla conoscenza empirica, possa guidare le scelte non solo del Giappone ma dell'umanità, fa dell'iniziativa lanciata da Omi un vero e proprio movimento, anche se le sue azioni non sono basate su semplicistiche parole d'ordine, e anzi sono elaborate con l'attenzione e la prudenza degli scienziati. È una fiducia illuministica nella razionalità che riesce a ottenere almeno un effetto emotivo: tutti i partecipanti si sentono legati da un impegno a portare avanti il discorso in modo umanamente consapevole.
Evidentemente, il tema è come fare andare questa cultura oltre la dichiarazione di intenti, il networking tra scienziati e politici.
E una frase illuminante è arrivata oggi dal rettore dell'università di Lussemburgo, Rolf Terrach. «Gli scienziati hanno una bizzarra convinzione: studiano, trovano le soluzioni ai problemi grandi e piccoli dell'umanità e le fanno conoscere. Poi se le società e le politiche non adottano quelle soluzioni lasciando che il mondo vada in rovina pensano che non è affar loro. Ma ormai sappiamo che è anche affar loro. Quindi io penso che il problema dell'adozione o non adozione effettiva delle soluzioni che la scienza scopre per risolvere i problemi dell'umanità è un problema scientifico».
La scienza deve imparare a studiare come le sue scoperte possono essere adottate con maggiori probabilità. Sarà certamente una questione di linguaggio, di comunicazione, di comprensione delle logiche politiche e della psicologia sociale. Sarà qualcosa di diverso. Ma è un problema scientifico. Fa parte della scienza. Non è un tema del quale gli scienziati si possono disinteressare a cuor leggero.