Ilaria Capua racconta

Lo sguardo dello stupore di fronte alla scoperta. E l'interpretazione
critica. Un atteggiamento rivolto ai risultati della ricerca scientifica
come alle sorprendenti rivelazioni che la vita quotidiana non cessa di
riservare. L'esperienza e la teorizzazione: di fronte agli esperimenti
di laboratorio come nelle vicende di ogni giorno. Il che genera una
visione, alimenta un'energia attiva, spinge a passare all'azione. Con
mente aperta a migliorare costantemente, empiricamente, la teoria
stessa.

Ilaria Capua, virologa e veterinaria di importanza mondiale che ha
lavorato in modo decisivo alla comprensione dell'influenza aviaria e che
si batte per una scienza aperta, consapevole del suo senso
socio-culturale più ampio, ha imparato a tradurre l'approccio
metodologico della ricerca in una forma di saggezza di vita, con
leggerezza e ironia. E lo dimostra nel suo libro "I virus non aspettano. Avventure, disavventure e riflessioni di una ricercatrice globetrotter"
(Marsilio 2012).

Il suo viaggio tra zone di crisi epidemica e
laboratori, tra uffici della burocrazia europea e palazzi romani è
un'esemplificazione ricchissima di come la profonda competenza
metodologica del ricercatore si può applicare ai misteri della
quotidianità.

Nel libro di Ilaria Capua gli episodi sono dati e le
generalizzazioni sono motivate. Racconta in presa diretta la tensione
palpabile di una crisi epidemica internazionale, la collaborazione tra
gli scienziati, l'umanità dei protagonisti. Si meraviglia della comica
inadeguatezza emergente dal confronto tra il provincialismo di alcuni
rappresentanti del sottobosco politico e l'ampiezza di vedute dei grandi
scienziati. Descrive l'umiltà dei ricercatori, famosi e sconosciuti.
Spiega la fumosa difficoltà di fare ricerca nel contesto burocratico
italiano. E insegna a guardare avanti. Perché per innovare occorre
crederci. Il che è straordinariamente normale.