Articolo pubblicato su Nòva24, domenica 27 gennaio 2013
Sono passati sei anni da quando è cambiato il business dei telefoni. La visione della Apple ha modellato il mercato: design, interfaccia, applicazioni, accesso al web, sono diventate le questioni centrali. Il telefono non è più un apparecchio per telefonare: ha cambiato significato. Quando una visione diventa la realtà, l’azienda che la propone conquista una leadership culturale, che non si misura in quote di mercato, ma soprattutto in attenzione, emulazione, rispetto. E, nel mondo dell’innovazione, che ha bisogno di qualcuno che dia il ritmo al sistema, spesso quella leadership genera grandi profitti.
La lezione è stata compresa, dopo sei anni. E i concorrenti disegnano la loro visione. Google e Samsung lavorano sulla forza industriale, superando Apple per quote di mercato. Microsoft e Nokia cercano la loro unicità nel design, nella fotografia, forse nella relazione con i nuovi pc. Firefox propone un’architettura aperta, libera dai negozi delle apps, in grado di dare più spazio alle webapp. E Rim, che aveva inventato l’idea di telefono intelligente collegato a server per accelerare la mail, cerca a sua volta una riscossa.
Il nuovo sistema operativo del Blackberry, solo touch, ha design gradevole, tastiera ergonomica, facilità di adattamento per le apps, notifiche intelligenti che concentrano ogni messaggistica in uno hub. Consente ai manager delle risorse informatiche delle imprese di dividere il sistema in una parte controllata per i sistemi dell’azienda e una parte aperta per le attività personali. Ha un browser veloce. «Interpreta il mobile computing – spiega Alberto Acito, Managing Director per il Sud-Est Europa di Rim – a partire dal dna della Rim, centrato sulla sicurezza delle relazioni tra i terminali e la cloud».
Nel mondo dell’innovazione il valore sgorga dalle idee. Dalla loro credibilità. E dunque dall’identità e dalla visione. L’innovazione ha bisogno di leader culturali.