Articolo pubblicato su Nòva24 – Il Sole 24 Ore il 17 marzo 2013
In tempi di crisi il pensiero intorno alla crescita economica non può che essere concentrato sul tema dell’innovazione: quando i limiti del possibile sono troppo stretti, occorre allargarli.
Uno sviluppo basato sull’innovazione ha bisogno di un ambiente favorevole: sicché si moltiplicano le analisi sulle esperienze territoriali di successo. Dan Senor e Saul Singer hanno dedicato Startup nation all’esplosione di innovatività che ha trasformato Israele. Tra gli studi sulla Silicon Valley, si è fatto notare Rainforest di Greg Horowitt e Victor Hwang, che si pone il problema di come altri territori possano avviarsi sulla stessa strada. Ora arriva il racconto del boom di startup che ha rivitalizzato New York: Tech and the City di Maria Teresa Cometto e Alessandro Piol (Guerini).
Ne hanno parlato gli autori sabato 16 marzo alla mediateca di Cagliari – città che ha un’importante storia di imprese internettiane e dove le startup sono numerose – con il sindaco Massimo Zedda, Franco Mannoni, vicepresidente della Fondazione Banco di Sardegna, Renato Soru, fondatore e ceo di Tiscali, Mario Mariani, fondatore di The Net Value, Roberto Mazzei, ceo di Principia Sgr.
Certo, la storia sedimenta nel territorio le condizioni che gli imprenditori trasformano in opportunità. A New York, le startup sono cresciute nell’ambiente costruito dalle industrie dei media, della pubblicità e della finanza. Nessuna politica può replicare altrove un contesto analogo.
Ma l’analisi comparata dei poli di sviluppo tecnologico può essere d’ispirazione per chi ne cerca la sostanza generativa. Il territorio appare così come una piattaforma nella quale i centri di ricerca e di cultura coevolvono con il tessuto imprenditoriale alimentando una fioritura di iniziative condotte da un approccio visionario ed empirico. E così attira talenti e capitali. La politica territoriale realizza le infrastrutture che mancano, ma soprattutto libera l’energia di chi vede il futuro di ciò che c’è.