Il governo di internet è sempre stato pensato come una mera questione tecnica, relativa all'assegnazione degli indirizzi per i siti e alla gestione del data base che serve a indirizzare il traffico a destinazione: ma la rete ha ormai assunto un ruolo politico ed economico talmente rilevante che ormai è tempo per un salto di qualità. Il problema è come farlo.
Il governo tecnico di internet è stato finora affidato all'Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (Icann) sulla base di un contratto con il governo degli Stati Uniti. Ma l'amministrazione americana ha deciso di non confermare il contratto dall'anno prossimo. Questo porterà l'Icann a una governance aperta ad altre nazioni. L'apertura era stata richiesta anche dall'Unione Europea da anni, ma gli Stati Uniti avevano resistito. I temi che scatenavano la discussione erano relativi a decisioni apparentemente tecniche, ma in realtà politiche, come la logica di assegnazione di nomi a dominio legati a importanti settori economici. Ma evidentemente, la resistenza è finita: anche per la profonda perdita di legittimità americana seguita alla fuga di notizie sulla sorveglianza globale messa in atto dall'Nsa, un'agenzia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
Una gestione internazionale dell'Icann costringerà l'istituzione a cambiare governance. È l'occasione per adottare la struttura decisionale multistakeholder che da sempre è considerata necessaria per un'equilibrato governo di internet: la rete è un ecosistema e non può essere governata da interessi di parte senza la partecipazione di tutti gli attori. Ma il cambiamento avverrà solo attraverso un accordo internazionale che quindi dovrà necessariamente fare i conti con le dinamiche politiche che non possono non entrare in gioco quando discutono stati tanto diversi come Usa, Ue, Russia, Cina e altri. Il rischio è evidente: la collaborazione necessaria a un buon funzionamento di internet non può essere messa in discussione ogni volta che c'è una crisi internazionale.
I pessimisti temono la balcanizzazione dell'internet. Gli ottimisti, come Vint Cerf pioniere della rete oggi a Google, vedono soprattutto l'opportunità di una riforma della rete in senso più aperto e partecipato. Di certo, la soluzione migliore non emergerà automaticamente né per via solo tecnica: la soluzione sarà politica. E la scelta tra l'apertura e la chiusura dipenderà dalla lungimiranza di chi saprà influire in modo più convincente sulla decisione finale.
L'Icann sta da tempo lavorando alla progettazione di una nuova governance. Del gruppo di personalità internazionali coinvolte nella raccolta di idee c'è anche l'italiano Francesco Caio. I tempi per le decisioni non sono poi tanto lunghi, vista la complessità della questione. Ma la spinta dei visionari e degli esperti dovrà essere appoggiata dagli stati che si rendono conto che la libertà e apertura della rete sono una condizione per la loro stessa prospettiva di crescita economica e modernizzazione civica.
L'Italia, che ha purtroppo sempre trattato con una certa distrazione questa questione, ha l'occasione di rifarsi. In nome dei suoi stessi interessi e per evitare che prevalgano gli interessi altrui, l'Italia deve darsi una voce forte in questa materia, e per una volta coltivare una prospettiva di lungo termine. In questa situazione, ciò che è urgente coincide con ciò che è importante.