Il posto dei libri nel contesto editoriale è trasformato dalla tecnologia digitale. Ma non solo per le sfide lanciate al business dei libri dalle nuove piattaforme di intermediazione. Anche per la concorrenza di nuove forme di accesso al sapere. Russ Grandinetti, vicepresidente di Amazon e responsabile della piattaforma Kindle, dice: «Dobbiamo aiutare i libri a competere per il tempo dei lettori contro Twitter e Facebook». Da questo punto di vista, forse paradossalmente, gli editori, gli autori e i nuovi intermediari si trovano dalla stessa parte nel mondo dei libri.
Del resto, tutti questi attori, da Amazon agli editori e agli autori, tentano di sviluppare un business crossmediale. Amazon offre un contributo con interfacce orientate a favorire la concentrazione (vincendo la tentazione di andare andare a controllare la posta o il social network mentre si legge), con soluzioni che facilitano la lettura cambiando la grandezza dei caratteri, agevolando la ricerca nei libri, rendendo disponibili moltissimi volumi su un unico device, alimentando lo scambio di segnalazioni tra i lettori e, da ultimo, sincronizzando la lettura tra device anche in modalità audio (solo in Usa per ora). Una sana dieta mediatica ha bisogno di momenti di accesso al flusso accelerato di Twitter ma anche di ore di lettura rallentata e riflessiva. È una consapevolezza che si ottiene con la maturazione della società di fronte alla tecnologia.
Che però è destinata a sfidare ancora le abitudini. I Big Data e i sistemi automatizzati di scrittura – come Narrative Science, software già utilizzato per scrivere articoli di finanza senza intervento umano – potrebbero influire sul design e la produzione di libri, per esempio, riconoscendo i punti nei quali i lettori tendono ad abbandonare la lettura e aggiornare i testi quando le notizie che contengono sono obsolete? Ad Amazon ci pensano ma non stanno sviluppando niente del genere. Ci sono tecniche per aggregare le parole in concetti in modo che il vocabolario sia più utile. Ma la tecnologia è insufficiente per influire davvero sul valore culturale del libro. Che per Grandinetti resta il tema fondamentale. E definisce l’identità del settore. «I libri stanno conducendo la transizione al digitale con più successo e ordine di tutti gli altri media». Il che dimostra, se non altro, che non è la tecnologia ma la generazione di senso a guidare la transizione.
Articolo pubblicato su Nòva il 26 aprile 2015