I buoni propositi per il prossimo anno, scritti sull’agenda digitale del paese, in realtà dovrebbero indirizzare il lavoro dei prossimi tre anni. In arrivo, secondo quanto apprendiamo, una sintesi strategica aggiornata del governo e un piano operativo, curato dall’Agid. Le differenze, rispetto a tutti i precedenti, vagamente deludenti, ci sono. In primo luogo, si è consumato il dividendo degli annunci. La comunicazione in proposito è arrivata al capolinea. Non è probabile che se ne parli ancora prima di aver compiuto qualche passo concreto. E il sistema Spid per l’identità digitale che parte con i primi accreditamenti dei fornitori di servizio lo è. In secondo luogo, sono in arrivo alcune novità organizzative per usare la spesa digitale pubblica come incentivo all’innovazione. La legge di stabilità, in effetti, dimezzerebbe le spese normali, quei circa 5 miliardi all’anno che non sono serviti a modenizzare la pubblica amministrazione ma a digitalizzare l’esistente. Ma nello stesso tempo consentirebbe alle amministrazioni di investire la metà risparmiata in progetti innovativi, valutati come tali dall’Agid in relazione al piano triennale. Che punta a realizzare l’identità digitale, l’anagrafe unica, il sistema di pagamenti, una migliore interfaccia con le notifiche che arrivano comodamente ai cittadini sul loro “profilo”. Uno schema di scelta della spesa che può diventare una leva interessante per togliere dalle secche il sistema. Al quale si aggiungerebbe anche il modello del procurement precommerciale per finanziare alcuni progetti più avanzati con un modello di spesa orientato a massimizzare l’innovazione piuttosto che a minimizzare semplicemente i costi. In terzo luogo, pare ci si possa aspettare una governance più ordinata, con meno “galli nel pollaio” e più collaborazione tra le strutture al lavoro per realizzare una strategia fondamentale per il paese. Sono buoni propositi. Tutti da verificare.
articolo uscito su Nòva il 20 dicembre 2015