Una città florida che non si adegui ai tempi e lasci che i suoi quartieri si degradino, i vicoli bui si moltiplichino, i criminali prendano il controllo di molte attività quotidiane, finisce per impoverirsi. Ed è un po’ quello che rischia una società digitalizzata che non si curi della cybersicurezza. Attacchi di terroristi, banditi digitali, spie industriali sono all’ordine del giorno nell’epoca di internet. La loro crescita è una minaccia per chiunque svolga attività online. Nel complesso possono frenare lo sviluppo dell’economia, delle relazioni sociali, della dinamica culturale in un contesto nel quale l’innovazione si fonda in modo sostanziale sulla qualità e l’affidabilità della rete. Al contrario, una società che sappia curare e manutenere la sicurezza online adotta procedure sane e pensate per gestire le attività in modo da valorizzare l’innovazione. Questo vale per le aziende, grandi e piccole, come per le pubbliche amministrazioni e per le stesse famiglie. Il framework nazionale sulla sicurezza cibernetica presentato questa settimana alla Sapienza di Roma è un documento curato dal Ciis (Cyber intelligence and information security center) di quell’università, diretto da Roberto Baldoni, è frutto del lavoro di un gruppo fitto e qualificatissimo di esperti della complessa materia, ed è destinato a diventare un punto di riferimento per le organizzazioni che vogliano definire una strategia sulla sicurezza online. Dimostra che la sicurezza online non è più un fatto tecnico: è un tema che implica l’impegno dei massimi responsabili delle aziende e delle istituzioni. L’adozione di comportamenti avvertiti in un campo nuovo come questo può giovarsi di linee guida già sperimentate negli Stati Uniti. Che servono a diffondere conoscenza. Come l’urbanizzazione ha generato nuove consapevolezze sul modo di comportarsi in città per limitare i rischi e alimentare lo sviluppo, così sulla rete si deve imparare ciò che analogamente va fatto. La sicurezza non è solo una porta blindata: è soprattutto una società consapevole.
Articolo pubblicato su Nòva il 7 febbraio 2016