Secondo l’Istat, a giudizio degli italiani, tre delle quattro cause che peggiorano la qualità della vita quotidiana sono connesse all’automobile: l’ultimo rapporto sulla soddisfazione dei cittadini fa notare che i problemi più gravi sono «l’inquinamento (38%), il traffico (37,9%) e la difficoltà di parcheggio (37,2%) rispettivamente al secondo, terzo e quarto posto tra i problemi più sentiti dagli italiani, superati soltanto dal rischio criminalità (38,9%)». Non per nulla è a questi temi che si è riferito il ministro dei trasporti Graziano Del Rio quando ha parlato della prospettiva dell’auto che si guida da sola nel corso di un recente incontro sul tema organizzato da ItaliaCamp. In effetti, l’auto senza guidatore è una tecnologia destinata a modificare profondamente la città e l’organizzazione sociale. Promette di ridurre il numero di incidenti, l’inquinamento, lo spreco di energia, le perdite di tempo nel traffico. Ovviamente, non lascerà i modelli di business come sono: un’auto privata resta ferma per il 90% del tempo e un’auto che si guida da sola messa a disposizione da una compagnia di servizi di trasporto può andare sempre, quindi il numero di veicoli può drasticamente diminuire. Come il lavoro dei guidatori professionali. In questa prospettiva, Germania, California e Detroit hanno una politica per consentire i test delle prime auto che si guidano da sole. E in questo modo attirano talenti, laboratori e investimenti. A Parma, dove da anni lavora il Vislab, uno del laboratori leader mondiali per le tecnologie di visione artificiale e auto che si guida da sola, devono farsi fare un permesso per ogni esperimento. E per questo il sindaco Federico Pizzarotti e il rettore dell’università Loris Borghi stanno studiando la creazione di un quartiere adatto a queste attività. Sì perché alla fine l’auto che si guida da sola cambierà anche le città.
Articolo pubblicato su Nòva il 4 dicembre 2016