Un nuovo strato si è sedimentato nella storia geologica dell’innovazione digitale dell’amministrazione pubblica italiana: il piano triennale del team guidato da Diego Piacentini e dell’Agid diretta da Antonio Samaritani è stato firmato dal premier Paolo Gentiloni e annunciato dallo stesso con un tweet dal quale traspariva la soddisfazione consapevole di un uomo politico che ha davvero seguito per decenni lo sviluppo del digitale italiano. Nel piano, occhi attenti sanno riconoscere le pagine scritte da chi ha contribuito a portare esperienza digitale nel mondo pubblico. Si vede la visione portata a Palazzo Chigi da Paolo Barberis col governo di Matteo Renzi: la sua attenzione al design al servizio dei cittadini, la sua idea di architettura aperta alla collaborazione delle community online. Si vede il lavoro parlamentare di Stefano Quintarelli, per esempio nell’arrivare a definire una quota (circa 800 milioni) di spesa pubblica per l’informatica come una leva per incentivare l’inn0vazione; e di Paolo Coppola, presidente della commissione d’inchiesta della Camera sull’agenda digitale che ha denunciato la mancanta collaborazione dei ministeri, pur imposta dalla legge. Si leggono i pilastri – Spid, anagrafe centrale e fatturazione elettronica – scelti da Francesco Caio con la sua task force inaugurata ai tempi del governo di Enrico Letta. L’esperienza di questi e altri imprenditori, manager, esperti si legge tra le righe del nuovo piano triennale, insieme a quella di tanti altri che è impossibile citare. La realtà della burocrazia accetta con difficoltà di essere modificata dall’azione di esterni ma non potrebbe essere trasformata senza la spinta di logiche che non le appartengono. È un difficile equilibrio. Del resto, un progetto enorme come la modernizzazione della pubblica amministrazione appartiene agli italiani e non alle singole persone che generosamente ne scrivono le varie tappe, ma i loro meriti vanno ricordati prima che si sciolgano nella successione delle tappe di questo percorso difficilissimo.
Articolo uscito su Nòva il 4 giugno 2017