Caro De Biase,
come si progetta una scuola nuova? Ci siamo posti questa domanda come designer. L’ambito educativo attraversa un momento di ridefinizione non solo negli spazi, ma anche nei contenuti e nei ruoli studente-insegnante. A livello istituzionale, come riflesso al cambiamento tecnologico in corso, sono proposte alla scuola linee guida da seguire per riformularsi in linea con ciò che accade nel mondo lavorativo. Tra gli aspetti da curare, l’elemento più volte ribadito dalle linee guida è la riformulazione delle competenze degli studenti in base alle trasformazioni del mercato del lavoro.
Da questa riformulazione scaturiscono sperimentazioni educative, tra cui i laboratori di robotica educativa o l’ora del coding. Queste tendenze rischiano di concentrare la formazione solo sull’insegnamento a usare strumenti, tecnologie e software, trasformando così il fine del processo formativo nella creazione di un curriculum. Oggi, ad esempio, il codice è insegnato come elemento tecnico e non come traduttore per comprendere la società. Siamo nello stesso tempo immersi in una società ipertecnologica a sviluppo esponenziale in cui la tecnologia incide ormai su quasi ogni aspetto della nostra vita: il modo in cui ci relazioniamo con gli altri, le nostre aspettative, i nostri lavori, il modo in cui impariamo qualcosa, come condividiamo informazioni.
Le informazioni virtuali escono dalle “macchine” per animarsi negli oggetti che utilizziamo ogni giorno, tendendo sempre più a ibridarsi con il reale attraverso interfacce naturali. In questo processo di spostamento del virtuale nel reale e di smaterializzazione tecnologica, abbiamo iniziato, in modo spontaneo, a delegare alle macchine parte delle nostre competenze. Questo rapporto di fiducia, ci ha portato a una sorta di alleggerimento, facilitandoci molte azioni, ma contemporaneamente, ha fatto sorgere numerose questioni etiche.
Pensiamo, ad esempio, alla nostra attività in rete, in cui i dati e le informazioni che generiamo, vengono continuamente raccolte e analizzate da grandi aziende, governi e agenzie. Tutto questo accade senza che ce ne rendiamo conto, poiché il processo è invisibile. Non è una novità che l’evoluzione tecnologica, nel corso della storia, sollevi nuove questioni anche di carattere etico. Ma questa volta, differentemente dal passato, è necessario che tali problematiche vengono dibattute, condivise e diffuse il più possibile a livello sociale. La condivisione e il dibattito a livello collettivo permetterebbero a una società di gestire il cambiamento e non di subirlo.
Come possiamo arrivare ad attivare una presa di coscienza generale di questo cambiamento? Il mezzo, che rilascia a un individuo gli strumenti per comprendere il mondo esterno, permettendogli di formare la propria capacità critica è l’istruzione.
È qui che un individuo, ma anche tutta la collettività, si gioca il futuro. La scuola non è solamente il contesto che permette nel suo sviluppo la maturazione di competenze, ma è anche il luogo e il momento che rilascia a un individuo gli strumenti di conoscenza, quegli strumenti che gli permetteranno di poter comprendere e valutare il contesto in cui vive e in cui vivrà, per poter diventare un autore stesso del cambiamento.
Alla domanda «Se ti capita di poter contribuire al progetto di una scuola nuova, da dove cominci?», noi pensiamo di incominciare con l’introduzione nel sistema formativo, di una serie di tematiche e attività che hanno lo scopo di far comprendere agli studenti i cambiamenti sociali e tecnologici che stiamo vivendo, come per esempio il rapporto uomo-macchina. Come designer, abbiamo pensato di progettare una serie di esperienze educative per poter affrontare questa tematica. Ogni esperienza ha come protagonista uno strumento robotizzato che non ha lo scopo di sperimentare la costruzione di un robot o la sua programmazione, ma di rendere tangibile il comportamento di svariate tecnologie che spesso rimangono nascoste. L’obiettivo è far conoscere, sperimentare e riflettere i bambini sulle capacità delle “macchine” stesse, portandoli ad acquisire quegli strumenti cognitivi utili a comprendere la tecnologia.
Marco Zemolin, Siresia Bagnoli
Cari Bagnoli e Zemolin,
la ricerca dell’equilibrio tra le conoscenze specialistiche e le competenze umane è da tempo arrivato al centro del dibattito sull’educazione e la nuova scuola anche se non è certamente risolto. Da segnalare in proposito il recentissimo rapporto della Fondazione Agnelli intitolato appunto “Le competenze” (Il Mulino 2018).
Rubrica pubblicata sul Sole 24 Ore il 23 febbraio 2018