In un mondo che attraversa una profonda trasformazione, la vita delle persone si deve sintonizzare col ritmo del cambiamento. Dunque i comportamenti convenzionali – quelli di chi fa le cose come si sono sempre fatte – sono in discussione. La mentalità emergente è quella che vede invece il valore nella capacità di interpretare la realtà e di immaginare le forme e le dinamiche del suo cambiamento. Magari partecipando alla sua realizzazione. E questa mentalità è il frutto quotidiano della cultura del progetto. Ezio Manzini ne parla da maestro nel suo nuovo libro: “Politiche del quotidiano” (Edizioni di comunità, 2018). Manzini è uno dei padri fondatori del “design dei servizi”. Ha studiato le comunità e i modi attraverso i quali esse sviluppano le loro forme di collaborazione per produrre servizi che alimentano il bene comune. Così, precocemente ha scoperto che esiste una progettazione diffusa nella società, che il designer professionale può favorire e alimentare. Per questa via ha rivelato la trasformazione del ruolo del designer in un contesto nel quale tutti progettano, facendone il tema di un precedente libro. E ora si dimostra ancora una volta visionario, studiando l’evoluzione della cultura del progetto nella società contemporanea, con importanti conseguenze dal punto di vista della qualità della convivenza. La sua interpretazione vede nella conversazione che si sviluppa tra le persone la dimensione essenziale nella quale si forma la comunità e si aprono le opportunità per la crescita, mentre le dimensioni della competizione, dell’estremismo finanziario e persino del conflitto politico gli appaiono alternative e non necessariamente superiori. Il corretto progetto delle forme della convivenza diventa nel mondo di Manzini la sostanza del cambiamento e la prospettiva dello sviluppo. È una visione affascinante. Nella quale il bene comune ritrova uno spazio. Nella quale la speranza per l’umano ritrova una credibilità.
Articolo pubblicato su Nòva il 15 aprile 2018