La ricerca degli economisti Erik Brynjolfsson, Felix Eggers e Avinash Gannamaneni pubblicata su Nber sul valore dei servizi internet pone questioni piuttosto generali. Gli autori hanno predisposto un esperimento nel quale offrono denaro in cambio di certi comportamenti e in un recente paper danno conto del fatto che il 20% degli americani interpellati rinuncerebbe a Facebook per un mese in cambio di un dollaro mentre il 50% rinuncerebbe per 50 dollari al mese. Come è noto agli economisti, esiste una sorta di profitto del consumatore: si osserva quando il vantaggio ottenuto dal consumatore non è “monetizzato” dall’impreditore che offre il prodotto o servizio utilizzato. E il caso di Facebook è un esempio. Infatti, il social network ha ottenuto un profitto di 5 miliardi di dollari nell’ultimo trimestre, il che equivale a un valore di 2,5 dollari per utente iscritto o 3,33 dollari per utente che si collega ogni giorno al servizio. Quindi, a giudicare dalla quantità di dollari che i consumatori americani vorrebbero per rinunciare a Facebook, il valore ottenuto dagli utenti è molto maggiore del valore monetizzato dall’azienda. C’è peraltro un valore ancora maggiore in tecnologie che non generano un particolare profitto, ma sono abilitatori di molte attività innovative. Come la ricerca su internet: gli economisti citati in apertura hanno calcolato che gli americani rinuncerebbero ai motori di ricerca solo per un pagamento di 17.500 dollari. Mentre rinuncerebbero alle mappe digitali per 3.500 dollari. E alla posta elettronica per 8.500 dollari. Insomma: per i consumatori vale molto di più la posta elettronica del social network. Senza contare che questi dati sono stati raccolti prima dello scandalo Cambridge Analitica, che potrebbe avere abbasssato ancora il prezzo della rinuncia a Facebook. Considerando questi dati, si ha l’impressione che internet sia ancora vista prima di tutto come un sistema per conoscere e in secondo luogo come un sistema per connettersi.
Articolo pubblicato su Nòva il 29 aprile 2018