Non c’è creatività senza scienza e tecnologia. Ma non c’è innovazione senza immaginazione. Il rimescolamento delle abitudini classificatorie che separano la tecnica dura e pura, dalla narrativa leggera e libera, è avvenuto. La dinamica tecnica, densamente vincolata ai criteri del funzionamento e della realizzabilità, non è distinta dalla fantasia, attivata dalle preoccupazioni e dalle speranze generate dalla convivenza umana. Anzi, la loro separazione genera i nuovi opposti estremismi della tecnocrazia e del populismo. Per questo vale la pena di seguire i percorsi culturali che aiutano a digerire la convergenza tecno-umanistica: dalle altissime esperienze di relazione tra scienza e arte, che si moltiplicano anche in Italia, fino alle più operative riflessioni degli studi sul futuro che cercano e trovano i loro metodi di lavoro in una collaborazione tra l’analisi razionale dei dati e la narrazione degli scenari. La disciplina che più attentamente e da più tempo cerca di fare letteratura con la scienza e di fare scienza con la letteratura è ovviamente la fantascienza. E i racconti raccolti da Marco Passarello in Fanta-Scienza (Delos Digital 2019) si inseriscono in questa riflessione in modo esplicito e dichiarato. Già da tempo all’Institute for the Future in California si fa ricerca sul futuro chiedendo a scrittori di fantascienza di ambientare i loro racconti negli scenari che l’istituto aveva individuato: un progetto partito nel 2013 aveva prodotto il suggestivo testo “Age of Networked Matter” che alimentava il senso critico nei confronti del progresso meramente tecnico. La Microsoft aveva seguito l’esempio ed era riuscita a produrre le sue “Future visions” nel 2015 attraverso la collaborazione con importanti scrittori di fantascienza. Non erano iniziative di comunicazione ma di ricerca. E si rivelano alla lunga indispensabili. Del resto, se si investono risorse, tempo e intelligenza nella scienza, è assurdo privarsi di uno strumentario intellettuale che associa l’esigenza di costruire scenari per interpretare i fatti alla sapienza narrativa di chi maneggia l’arte letteraria: gli umani si stanno rendendo conto di quanto stia diventando decisivo il bisogno di allargare l’immaginazione intorno alle conseguenze del cambiamento tecnologico e scientifico. Ora, grazie agli sforzi di Passarello e dell’Iit esiste una versione italiana di questa ricerca. L’originalità di questo sforzo è del tutto evidente. Passarello ha intervistato otto ricercatori dell’Iit per avere notizie sugli sviluppi tecnici che cambieranno il loro campo disciplinare e ha sottoposto quelle notizie all’attenzione di scrittori di fantascienza chiedendo loro di costruire una storia che ne tenesse conto in modo preciso. Il risultato è soprendente. In poche righe, l’approccio artistico, il ritmo narrativo, il vigore delle impressioni generate dalla letteratura alimentano vigorosamente l’immaginazione delle conseguenze dell’adozione di una tecnologia nella società. Al centro di questa dinamica c’è la capacità degli scrittori di creare metafore e di scegliere punti di vista inattesi ma credibili che restituiscono alla complessità la valutazione dell’impatto di una tecnica nella società. Il senso critico letterario diventa parte integrante della sperimentazione scientifica. È necessario: quando la realtà supera la fantasia gli umani possono diventare pericolosi. O ininfluenti.
Articolo pubblicato su Nòva il 20 ottobre 2019