Facebook, si moltiplicano le inchieste: cosa dicono i risultati?

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Per chi abbia l’impressione che la gente passi troppo tempo sul telefono a consultare compulsivamente i social network, il prossimo futuro potrebbe riservare ulteriori preoccupazioni. E per chi deve curare la sua dipendenza dalla dopamina che va in circolo quando sta per andare a vedere quanti like sono stati dati alla foto che ha pubblicato di recente, le novità in preparazione potrebbero tradursi in ulteriori tentazioni.

I Facebook Reality Labs sono centri di ricerca che servono a sviluppare, tra l’altro, una versione immersiva del social network, da usare con gli Oculus o un altro sistema per la realtà virtuale, allo scopo di creare un’esperienza di comunicazione ancora più coinvolgente. Facebook Horizon potrebbe essere una prima interpretazione di tutto questo. Non soltanto pagine da cliccare, ma interi ambienti costruiti al computer da esplorare per coltivare le proprie relazioni o scoprirne di nuove.

L’obiettivo di business è, evidentemente, estrarre ancora più tempo e attenzione dalle riserve limitate ma importanti dei tre miliardi di utenti, da rivendere agli inserzionisti pubblicitari. Certo, la realtà virtuale è una fenice che da venticinque anni riesce a incuriosire molto più che a interessare, come dimostra il fatto che ci sono molte più persone l’hanno provata di quante la usino regolarmente. Ma probabilmente sta migliorando, come mostra il crescente utilizzo che viene fatto di questa tecnologia nei videogiochi immersivi e in certe attività di addestramento professionale: sicché l’investimento di Facebook non è necessariamente insensato.

Ma sulla strada di Mark Zuckerberg e Sheryl Sandberg, responsabili rispettivamente della strategia tecnologica e aziendale del gigantesco sistema di comunicazione formato da Facebook, che ha comprato Instagram e Whatapp, si stanno allineando importanti forze di opposizione: le autorità antistrust di tutto l’Occidente, le aziende concorrenti come Apple che tentano di limitare la penetrazione degli occhiuti computer di Facebook negli affari dei loro clienti, i comportamenti delle persone più consapevoli che hanno compreso come i dati sulle loro vite servano a sostanziare l’offerta di Facebook agli inserzionisti pubblicitari. E le ragioni degli oppositori del potere di Zuckerberg e Sandberg trovano l’appoggio fattuale di una serie di indagini giornalistiche e scientifiche sempre più approfondite svolte sulla base delle informazioni che emergono dall’analisi quantitativa dei comportamenti degli utenti dei social network, dalle inchieste della magistratura, dalle ricerche di giornalisti che possono analizzare documenti e dichiarazioni che escono dall’azienda grazie a numerosissimi dipendenti e consulenti preoccupati per la piega che ha preso la vicenda di Facebook.

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