Articolo pubblicato su Nòva domenica 22 ottobre 2023
Nel vasto tratto di terra che sta tra San Francisco, sulla costa del Pacifico, e Sacramento, capitale della California si stende la contea di Solano. La maggior parte del suo territorio è dedicato all’agricoltura, ma non manca una riserva naturale, un tratto di costa della baia di San Pablo e alcuni agglomerati urbani come Fairfield, Vacaville e la piccolissima Rio Vista, sul fiume Sacramento che fa da confine della contea di Solano a est. In questo territorio, le tranquille aree rurali, dove allevamenti e coltivazioni si integrano con la produzione di elettricità eolica, sono al centro di una storia che assume contorni adatti a finire sui giornali internazionali.
Tutto questo a causa dei “Flanneries”. Così li chiamano i contadini. Un tempo non parlavano d’altro che di pecore, mucche e cartamo, di mangimi e prezzi della carne e del latte, oggi si incontrano per scambiarsi informazioni su queste persone che si presentano nelle loro aziende e propongono di vendere la loro terra a un’azienda, abbastanza misteriosa, la Flannery Associates. Che cosa hanno in mente? Perché vengono qui e comprano la terra a prezzi astronomici? Dove vogliono arrivare? Quelle famiglie di coltivatori hanno spesso vissuto in questa terra per generazioni, non sono connessi con strade veloci alle città più grandi e sono lontane dalla vita urbana, persino da Fairfield. L’arrivo dei Flanneries non è facile da capire. Quelli che vendono se ne vanno chissà dove. I più intraprendenti tra quelli che restano cercano di mettersi d’accordo per alzare il prezzo. Molti si preoccupano e basta. Catherine Moy, componente del consiglio cittadino di Fairfield, ha cominciato a indagare già nel 2019. Ha scoperto che la Flannery Associates è una società con sede nel Delaware, formata nel 2018, e ufficialmente interessata a sviluppare un business nell’agricoltura. Ma è sempre stata convinta che ci fosse qualcos’altro da scoprire.
In effetti, in questo ottobre del 2023, il New York Times ha rivelato che i Flanneries lavorano per conto di investitori di Silicon Valley. Tra loro ci sono personaggi come Michael Moritz, venture capitalist; Reid Hoffman, cofondatore di LinkedIn; Marc Andreessen, inventore del primo browser commerciale, Netscape, e oggi a sua volta venture capitalist; Laurene Powell Jobs, fondatrice dell’Emerson Collective. In totale hanno investito in questa zona per almeno 900 milioni di dollari. E vogliono costruire una città. Da zero.
In Cina questa idea di concentrare ricchezze per costruire nuove città è ormai uno dei motivi di preoccupazione finanziaria del paese. In Arabia Saudita lo sviluppo di Neom, con il porto, la città chiamata The Line e il resort per gli sport invernali, è una manifestazione della ferrea volontà del sultano di modernizzare il paese. In California la stessa idea è interpretata come una perfetta sintesi di tecno-utopismo e speculazione finanziaria.
Molly Turner, della Haas School of Business a Berkeley, ricorda i progetti di Larry Page, cofondatore di Google, che voleva costruire una città fondata su internet, e quelli di Peter Thiel, cofondatore di PayPal, che immaginava di fare delle città che galleggiavano sull’acqua. Senza dimenticare le città spaziali pensate da Jeff Bezos, fondatore di Amazon. La quantità di denaro che ormai si è concentrata nelle mani di pochi fondi e ancor meno numerosi miliardari consente loro di pensare progetti che un tempo avrebbero avuto una scala adatta soltanto ai grandi stati. Come il Brasile che ha deciso di costruire Brasilia.
La tensione utopistica che conduce questi progetti è esplicita. Il che comporta insieme un grande idealismo, un bel po’ di autoritarismo e qualche rischio sulla riuscita, come suggeriva Lewis Mumford nella sua “Storia dell’utopia”. Nella cultura tipicamente attribuita al popolo di Silicon Valley, l’interesse del mondo e quello personale degli imprenditori di successo coincide, grazie alla supposta potenza innovativa della tecnologia. Turner però ricorda che le città non sono come telefonini o piattaforme social: sono decisamente più complesse. Ed è per questo che spesso queste tecno-utopie non riescono. E vengono abbandonate.
Probabilmente, in effetti, il caso di Solano segnala un’ulteriore evoluzione di questo genere di progetti. La presenza di un fondo di venture capital nella compagine associativa che compra la terra dei contadini per fare una città completamente nuova – presentata come adatta ai pedoni, neutrale in termini di emissioni di CO2, facile da usare e anti-burocratica – fa pensare che il progetto sia soprattutto una risposta di una certa eleganza al bisogno sempre più asfissiante di nuovi insedimenti edilizi nella zona intasata attorno a Silicon Valley. Un progetto con più speculazione finanziaria che utopia. Tanto è vero che, secondo alcuni resoconti sulla sezione locale del Times-Herald, i Flanneries stanno cominciando ad avvalersi anche di avvocati per combattere i contadini che si mettono d’accordo per alzare il prezzo, minacciando cause per pratiche anticompetitive. Niente male per degli idealisti tecno-utopisti.
Foto: “Shilo IV – Solano County” by USFWS Pacific Southwest Region is licensed under CC BY 2.0.