Il venerdì nero dell’informatica mondiale: i pericoli della concentrazione del potere nel digitale

Articolo pubblicato sul Sole 24 Ore sabato 20 luglio 2024


Il venerdì nero dell’informatica mondiale dimostra la fragilità del sistema che regge una quantità di settori critici per la vita quotidiana nei paesi sviluppati, dai trasporti aerei alle banche e ai media. Ma non è la conseguenza della digitalizzazione. È piuttosto la conseguenza della forma assunta dalla digitalizzazione nell’ultimo quarto di secolo. Una forma nella quale “scalano” le tecnologie, i profitti, le capitalizzazioni e i problemi.

Un aggiornamento nel software per la cybersicurezza della CrowdStrike realizzato in modo sbagliato ha messo in crisi i personal computer e i server con sistema operativo Windows della Microsoft. Secondo quanto riportato da centinaia di fonti di informazione, da tutti i paesi occidentali ma anche dall’India, l’errore ha bloccato banche, sistemi di check-in all’aeroporto, sistemi di controllo degli aerei, trasmissioni televisive, sistemi di pagamento e molto altro ancora. Se non emergeranno altre notizie, un unico problema informatico è stato in grado di bloccare una gigantesca quantità di attività essenziali che usano il software della Microsoft. Qualcosa di simile è avvenuto in passato, sebbene non in queste proporzioni, quando per motivi diversi si sono bloccati i sistemi di Google, o quelli di Facebook. La ragione non è la digitalizzazione ma la concentrazione in pochissime mani del sistema informatico dell’Occidente.

È chiaro che il funzionamento delle aziende, dei trasporti, della finanza, dei media, dipende dai computer connessi a internet. È anche chiaro che l’impegno per la sicurezza dei computer e della rete è strutturalmente costretto a occuparsi costantemente di tutto, mentre le minacce alla sicurezza, dovute a errori umani o ad azioni criminali, possono avvenire per falle su aspetti particolari dei sistemi. E quindi, la sicurezza non è mai assoluta ed è, nella migliore delle ipotesi, soltanto probabile. Ne consegue che tutto il sistema dell’economia digitalizzata vive costantemente sull’orlo di un errore. Ma la gravità delle conseguenze degli errori non è scontata: è tanto maggiore quanto minori sono le alternative di sistema, è tanto maggiore quanto più le infrastrutture critiche funzionano con le stesse tecnologie, caratterizzate dagli stessi difetti.

Insomma. Un errore è sempre possibile. Ma un errore è catastrofico se riguarda tutti. Un sistema digitale è sempre soggetto a problemi. Ma un sistema digitale controllato al millimetro da una manciata di aziende è destinato a ingrandire i problemi. 

Un’architettura centralizzata su poche tecnologie di poche Big Tech è la conseguenza a sua volta di una deresponsabilizzazione delle compagnie informatiche che è stata decisa negli anni Novanta in nome di una libertà di innovazione senza limiti. E soltanto ora viene messa in discussione soprattutto a partire dall’Europa.

A sua volta, il sistema delle infrastrutture critiche dei paesi sviluppati ha scelto di affidare a terzi alcune delle competenze e delle tecnologie essenziali per il loro funzionamento. Una nuova architettura informatica decentrata, caratterizzata da un maggior numero di alternative, gestite da strutture che non affidano all’esterno le competenze essenziali che le fanno funzionare sarebbe meno fragile, a parità di digitalizzazione. Anche qui è una questione di responsabilità.

Questi problemi si moltiplicheranno con l’avvento delle intelligenze artificiali. Se tutto l’Occidente paradossalmente funzionasse con intelligenze artificiali prodotte da cinque colossi californiani, il sistema non sarebbe soltanto fragile: aumenterebbe le probabilità di un disastro. L’intelligenza artificiale  è una competenza da tenere all’interno delle organizzazioni, la conoscenza in base alla quale i modelli vanno allenati deve restare nelle organizzazioni, i modelli utilizzati dovrebbero essere personalizzati per le organizzazioni. E grandi associazioni di utenti dovrebbero crescere per bilanciare il peso delle grandi imprese venditrici. L’equilibrio dei poteri non è sano soltanto per le democrazie, ma per qualsiasi sistema che tiene insieme la società. 


Foto: “Airport delay: crowded terminal” by Mark Hodson Photos is licensed under CC BY 2.0. Non riguarda i problemi di ieri ma è una foto in creative commons che riprende genericamente un caso di attesa all’aeroporto per un ritardo dell’aereo.