Articolo pubblicato sul Sole 24 Ore il 27 settembre 2024
Ha quasi venticinque anni. Ed è la protagonista di un romanzo di formazione. Anzi, essendo un’azienda, si può raccontare come una storia di trasformazione. La eFM era nata come fornitore di soluzioni digitali per la gestione efficiente degli immobili per uffici. Ma è cambiata insieme alle tecnologie e al mercato. E oggi è proprietaria di una piattaforma che aiuta le comunità professionali che abitano gli spazi a vivere meglio: digital twin degli immobili, raccolta di enormi quantità di dati e modellizzazione della gestione, marketplace per le relazioni tra fornitori e utenti, creazione di palinsesti di eventi per la vita culturale, e così via. In tutto questo, l’intelligenza artificiale è ovviamente ovunque. Ma non guida. Abilita.
E i risultati non mancano. Il fatturato è passato da zero a oltre 40 milioni di euro. Con un’accelerazione, come c’era da aspettarsi, dopo la pandemia. Daniele Di Fausto, il ceo, ha vissuto tutte le fasi di questa storia. «Eravamo cinque ingegneri. Oggi siamo 400 persone con competenze diversificate. Abbiamo visto che il mondo al quale ci rivolgevamo richiedeva tecnologie, progettate però in base a un approccio umanistico. Perché alla fine gli immobili, con i servizi che li fanno funzionare, le attrezzature che li rendono produttivi, le tecnologie digitali che consentono di usarli e gestirli, sono delle piattaforme sulle quali le persone sviluppano la loro vita professionale, imparano, curano la qualità del loro ruolo sociale, si alimentano vicendevolmente».
L’intelligenza artificiale entra in gioco nella progettazione degli spazi. Contribuisce alla gestione, interpretando i dati che riguardano qualsiasi aspetto degli edifici: dall’energia alle pulizie, dalla manutenzione agli affitti. Consente simulazioni, modellando i gemelli digitali di ciascun immobile. Favorisce la qualità delle relazioni tra clienti e fornitori, producendo gli smart contract che governano le forniture. «E ormai ci consente di proporre i nostri servizi non solo agli uffici, ma anche alle strutture della formazione, della sanità e dello shopping» spiega Di Fausto. «Le trasformazioni del lavoro e della vita sociale ci portano a proporre servizi sempre più customizzati. E a valorizzare qualsiasi tipo di immobile: compresi quelli dei centri tradizionalmente più intensamente occupati e che recentemente invece sono utilizzati meno continuativamente; e compresi quelli che si possono recuperare nei meravigliosi borghi italiani». Di Fausto propone un paragone: «Stiamo sviluppando una sorta di AirBNB degli spazi professionali. Una piattaforma però che non gestisce soltanto l’affitto degli spazi, ma si occupa appunto anche della fornitura dei servizi di cura della vita negli immobili». Il fondamento della piattaforma sono le persone: «Il grafo delle relazioni tra chi lavora e utilizza gli spazi corrisponde al network di comunicazioni tra gli immobili che gestiamo. E come in ogni rete ci sono gli hub, che chiamiamo hubquarter».
Per sviluppare un modello di business come questo, soprattutto con una piattaforma proprietaria, occorre una fortissima competenza tecnologica. Ma anche una visione solida delle tendenze della vita sociale. «Per fare il layout degli interni, gli architetti cui ci rivolgiamo non hanno più bisogno disegnare il progetto in sei mesi: il nostro design generativo svolge il lavoro in una giornata. Ma abbiamo bisogno della sensibilità di chi comprende come intercettare le trasformazioni del lavoro, dell’abitazione, della famiglia, della vita sociale». E anche per questo è nata la Fondazione Venture Thinking che accompagna eFM nella comprensione dei fenomeni. I progetti per la crescita non mancano. Le Poste hanno affidato a eFM la rivitalizzazione di centinaia di uffici che si trovano in tutta Italia. E l’espansione in Germania e negli Stati Uniti è una realtà.