Nadella, Microsoft, a Roma spiega l’AI che serve alle imprese

Articolo pubblicato sul Sole 24 Ore il 24 ottobre 2024


Era tempo che avvenisse. Dopo due anni di esperienza, il racconto sulle prospettive dell’intelligenza artificiale generativa nelle aziende descrive una tecnologia sempre più potente e sempre meno magica. «La performance dei nostri modelli raddoppia ogni sei mesi» dice Satya Nadella, ceo della Microsoft in visita ieri a Roma. «L’intelligenza artificiale generativa è una nuova interfaccia universale per interagire con le risorse digitali, è un nuovo modo per gestire e valorizzare la conoscenza, è un sistema per pianificare e ragionare. Consente di costruire un mondo di agenti elettronici che gestiscono autonomamente alcuni processi aziendali». Il che richiede un cambiamento nei flussi di lavoro. Per arrivare all’obiettivo: l’aumento della produttività.

Mentre l’applicazione dell’intelligenza artificiale all’automazione di precisi processi di produzione industriale, come la manutenzione preventiva, genera un valore chiaro, le promesse dell’intelligenza artificiale generativa, alimentate da giganteschi investimenti in datacenter, restano da verificare. Il numero di aziende italiane che sperimentano la tecnologia è in linea con gli altri paesi, dicono alla Microsoft: casomai sono meno numerose le imprese che hanno superato questa fase e hanno portato l’intelligenza artificiale generativa nei processi produttivi. «Ma il potenziale è importante» dice Vincenzo Esposito, amministratore delegato della Microsoft Italia: «La metà delle imprese che hanno usato questa tecnologia ha registrato un aumento della produttività del 5% e il 74% ha visto un aumento dell’1%, il che per l’Italia è importante». La Microsoft evidentemente ritiene che l’offerta crei la domanda e ha deciso di investire 4,3 miliardi di euro nei prossimi due anni per datacenter e formazione in Italia, più dei 3,2 miliardi destinati alla Germania e 2 miliardi circa alla Spagna. Aggiunge Esposito: «Nei prossimi 15 anni, l’intelligenza artificiale generativa potrebbe aumentare il Pil italiano di 312 miliardi».

Lavazza, Brembo, Ferrero, iGenius, l’ospedale San Raffaele, sono alcuni dei casi italiani che confermano come l’intelligenza artificiale generativa possa essere introdotta con successo. Claudia Filippone, della società di consulenza Rina offre un dato in più: «Abbiamo notato anche noi un aumento della produttività del 5% in generale. Ma tra i nostri collaboratori più esperti l’aumento è stato addirittura del 19%». E Matteo Fiocchi, di UnipolSai aggiunge: «I migliori collaboratori hanno già cambiato le loro routine di lavoro. Tutti hanno notato un aumento di produttività. E va notato che più si usa questa tecnologia meglio funziona».

Dopo decenni di informatizzazione con limitati miglioramenti della produttività, si spera che l’intelligenza artificiale mantenga finalmente le promesse del digitale. «Copilot Studio è un software che consente di generare agenti in modo semplice» vanta Nadella. «Questo cambia i flussi di lavoro». E se li semplifica, allora aumenta la produttività. I casi d’uso non mancano. La gestione della posta elettronica è un esempio: un agente riconosce il contenuto di un messaggio, lo valuta sulla base della conoscenza disponibile, lo smista alla persona più competente suggerendo qualche risposta, e così via. Al Comune di Roma hanno realizzato Julia, un assistente per i turisti. Alla Ferrero hanno prodotto Let’s Story, un sistema con il quale i bambini giocano con gli adulti e imparano l’arte dello storytelling. Alla Campari, è nata una comunità di sperimentazione e adozione, con risultati tangibili in termini di risparmio di tempo e apprendimento di competenze.