Rubrica pubblicata il 2 febbraio su Nòva24Frontiere
L’urgenza di una maggiore intensità d’azione intorno allo sviluppo di un’infrastruttura digitale per la modernizzazione del paese è testimoniata dal forte impegno promesso dal governo in seguito alle raccomandazioni del Rapporto sulla rete internet italiana presentato da Francesco Caio nei giorni scorsi. Restano da precisare i modi e gli strumenti con i quali la strategia sarà implementata. E la coerenza delle decisioni in materia digitale con le tematiche dell’agenda digitale. Ma la motivazione di tutte le parti interessate va alimentata dalla consapevolezza dell’impatto che questa strategia ha sull’insieme dell’economia, della vita sociale e culturale.
Il Boston Consulting Group (Bcg) ha realizzato una ricerca per l’Icann intitolata non a caso "Greasing the wheels of the internet economy" (più o meno "lubrificare le ruote dell’economia di internet"). La ricerca parte dalla constatazione che internet è una delle poche aree di crescita per le economie industrializzate e censisce i motivi che ne frenano lo sviluppo, paese per paese. L’Italia – ci siamo abituati – non è certo nella parte alta della classifica dei paesi più "oliati". Ma è interessante osservare che, se è scarsa nelle infrastrutture, è ancora più indietro nella qualità della domanda: poca cultura digitale, poco venture capital, poco utilizzo dei mezzi di pagamento elettronici. Si nota anche che quando si tratta di usare sistemi facili di comunicazione digitale, come nel caso dello scambio di informazioni sulle piattaforme sociali, invece, si piazza più in alto in classifica di quanto non riesca nella media degli indicatori considerati. Se ne può dedurre che se l’offerta di infrastrutture migliora anche la domanda cresce: una strategia di sviluppo della rete e l’investimento in alfabetizzazione potrebbero avere un ritorno di uno o due punti di Pil, dice il Bcg. In questo caso è l’offerta che crea la domanda.