Questo articolo è stato pubblicato sul Sole 24 Ore ieri.
La Microsoft ha lanciato il suo tablet. Si chiama Surface. Insegue lo straordinario successo dell’iPad della Apple e si pone in competizione con i tablet dei costruttori che montano il sistema operativo di Google, Android, Samsung in testa. Si tratta evidentemente di un cambio strategico molto pesante per un’azienda come la Microsoft, che ha sempre preferito concentrarsi sul software. In passato si era cimentata con lo hardware fabbricando tastiere e mouse, oggetti di buon successo ma certamente scarsa ambizione strategica; incontrando difficoltà insormontabili nei i lettori di musica, con il marchio Zune, e nei telefoni, con il marchio Kin; trovando un successo globale, peraltro piuttosto costoso in termini di investimenti, con la console per videogiochi xBox e raggiungendo una leadership essenzialmente nell’interfaccia gestuale del Kinect.
Ma è chiaro che il mercato, trasformato dall’internet in mobilità, chiedeva una scelta forte. La vecchia centralità del personal computer, sulla quale la Microsoft ha costruito la sua enorme ricchezza, è tramontata. E introducendo il Surface la Microsoft si prepara al cambiamento introducendo una sorta di ponte tra il mondo del pc e il nuovo contesto competitivo: nel quale la battaglia si gioca tra piattaforme complesse, composte da terminali di grande design, servizi di rete, ecosistema di sviluppatori di applicazioni.
Il mercato borsistico ha accolto con interesse la novità, premiando la Microsoft con un aumento delle quotazioni del 3,75%. Ma gli analisti si sono dimostrati guardinghi. Sarah Rotman Epps, della Forrester Research, intervistata dalla Reuters, ha detto: «Non mi pare una tecnologia che ucciderà l’iPad. Ma mi pare che abbia un potenziale». E Michael Silver di Gartner ha aggiunto: «C’è il rischio che la Microsoft si trovi a competere contro i suoi abituali clienti, i costruttori di hardware». In realtà, la presentazione del Surface si è concentrata sull’interessante qualità del prodotto, mentre non ha approfondito le questioni strategiche: che rapporto ci sarà con il possibile nuovo lettore di libri da sviluppare con Barnes & Noble? ci sarà una connessione con la collaborazione sviluppata con Nokia nei cellulari? come sarà sviluppato il negozio delle applicazioni per il tablet? La Microsoft ha assicurato che non privilegierà la sua linea Surface a scapito dei produttori di altri tablet che decideranno di montare il suo sistema operativo. Un po’ quello che ha dichiarato Google dopo aver acquisito la Motorola, pensando agli altri produttori di terminali dotati di Android. Si tratta peraltro di un’ambiguità strategica che la Apple non dovrà affrontare.
Surface ha un peso leggermente superiore a quello di un iPad ma è più sottile. Monta ovviamente sistemi operativi della famiglia Windows 8. La cover che copre lo schermo è una tastiera. Questo può far pensare che il Surface sia pensato per chi lo userà non solo per accedere alle informazioni ma anche per produrne. Forse, la Microsoft pensa a servire soprattutto chi lavora in azienda e desidera uno strumento più maneggevole di un vecchio portatile.
La questione decisiva, da oggi al momento dell’uscita sul mercato – attorno a Natale – sarà la capacità della Microsoft di attivare gli sviluppatori di applicazioni, il vero generatore del valore per i prodotti come il Surface. Ma questo è un vecchio mantra di Steve Ballmer, il capo della Microsoft. In un vecchio video che si trova su YouTube lo si vede, sudatissimo, arringare i suoi collaboratori dal palco di una convention e prodursi un una sorta di balletto ritmato da un poco fantasioso ma molto chiaro slogan ripetuto molte volte: «developers, developers, developers» (sviluppatori appunto). Quell’arringa tornerà di attualità.