L'edizione 2011 di TedGlobal, la versione europea di Ted, si è aperta ieri a Edimburgo. Il programma è profondamente eclettico e il titolo ampio: "Stuff of life". «Il programma, sulle prime, potrà disorientare» ha detto Chris Anderson. «Ma quando avrete visto tutto, troverete il senso». E ha aggiunto: «Lo prometto». Ma contemporaneamente Bruno Giussani stava dicendo: «Lo spero».
Scienziati e tecnologi, designer e architetti, artisti e attivisti. Quando sono scelti per parlare di fronte all’esigente ed empatico pubblico del Ted, entrano in una nuova sfera: crescono improvvisamente in notorietà, simpatia e impatto sull’opinione pubblica. Perché da anni, il pubblico di Ted li aspetta e li segue con attenzione: Ted non è un convegno come gli altri. Prima di salire sul palco, gli invitati a parlare lavorano per mesi con gli organizzatori per affinare il loro discorso: in 18 minuti al massimo devono raccontare la storia cui tengono di più sapendo che, se l’obiettivo è diffondere le loro idee, non potranno improvvisare. Il teatro fatto bene trasforma questi studiosi in performer. Le otto telecamere che li riprendono li trasformano in vere e proprie star dell’intelligenza. Il pubblico paga un biglietto molto salato per entrare: oltre 6mila dollari per il Ted Global del 2012, quasi 4mila dollari per vedere in video il Ted di Palm Springs l’anno prossimo raccolti in un albergo vicino al luogo dell’evento (inutile chiedersi quanto costerebbe entrare all’evento vero e proprio: non ci sono più posti liberi). Anche se su internet si vede tutto gratis. O forse anche perché su internet si vede tutto gratis. La parola cannibalizzazione non esiste. Esiste un progetto di estrema qualità che riesce da anni a conquistare l’attenzione e l’ammirazione di milioni di persone. Ormai ci sono mille “talks” di Ted online e sono stati visti complessivamente mezzo miliardo di volte. Ottanta “talks” sono stati visti pià di un milione di volte ciascuno. Il successo di Ted è ormai un punto di riferimento nella comunicazione della ricerca di idee innovative. E uno dei suoi creatori è Bruno Giussani.
Bruno, un gigante dai capelli bianchi e il viso giovane, originario di Bergamo, è un cosmopolita che vive tra la Svizzera, il Regno Unito e il resto del mondo. Ha portato a Ted la sua capacità narrativa di scrittore di alcuni saggi tradotti in varie lingue, come Roam, un pionieristico saggio sulla telefonia mobile, il suo taglio giornalistico internazionale provato alla grande scuola del New York Times, la sua esperienza al World Economic Forum. Con Giussani, il Ted ha smesso di essere prevalentemente americano: non solo è sbarcato in Europa, ma ha cominciato ad accogliere sistematicamente personaggi che vengono dall’Africa, dal Medio Oriente, dall’Asia e dall’Europa. E i progetti che fa conoscere in occasione dei Ted riescono a coniugare l’intelligenza pragmatica della cultura anglosassone e lo spirito etico e idealistico degli innovatori all’europea. E’ Giussani che cura Ted Global, quest’anno a Edimburgo e dedicato a “The stuff of live”, qualcosa come “cose della vita”.
Come si sceglie un tema di Ted? Viene prima l’argomento o la scelta degli ospiti? “Scegliamo i temi” spiega Giussani “tenendo conto naturalmente di una doppia esigenza: devono in qualche modo corrispondere a uno "zeitgeist", ma anche permettere di esplorare nuovi territori. "Le cose della vita" riflette il desiderio di programmare molti sviluppi che hanno a che fare con trasformazioni radicali del nostro modo di vivere, ma anche della vita stessa — pensiamo alle più recenti scoperte in neuroscienza, alle scoperte nel campo della biologia sintetica, alla migliore comprensione di chi siamo, ma anche alle protesi agganciate direttamente al sistema nervoso, e molto altro. Parleremo quindi molto di vita, a TEDGlobal. Ma parleremo anche di "cose", in senso lato: le cose che rendono la vita possibile (energia, infrastrutture, il design degli oggetti di ogni giorno), quelle che la rendono piacevole, e quelle che le danno un valore e un senso. Scegliamo prima il titolo, poi i relatori.”
Certo che il successo di Ted dimostra che la qualità, anche su internet, paga… “Noi cerchiamo certamente la qualità. I nostri sono video di specialisti che parlano di cose talvolta semplici, talvolta complesse o ambiziose. Li "mettiamo in scena" con l'intenzione precisa di offrir loro il miglior palco possibile e di permettere loro di "connettere" con il pubblico, tanto quello in sala, che quello che poi vedrà lo speech in video. Abbiamo scelto subito che i nostri talks sarebbero stati gratuiti, aperti, riutilizzabili in licenza Creative Commons, e niente compromessi sulla qualità. Questa si è rivelata una scelta assolutamente giusta. Chiaramente il successo dei TEDtalks è una dimostrazione che c'è molta gente interessata ad altro sul web che video di animali che cadono nelle piscine — e che è pronta a consacrare 18 minuti a uno speaker che sappia condividere idee in modo credibile, elegante, convincente, e con passione.”
Costruito un contesto di qualità, anche online, emergono comportamenti di qualità: come le persone che traducono gratuitamente i video, ora in 81 lingue; come i promotori dei Tedx, piccoli Ted realizzati in base a linee guida autonomamente da promotori che stanno in ogni parte del mondo; come le TedConversations, un social network di discussioni dove non si perde tempo e si approfondiscono i temi. Qualità genera qualità. Anche in rete. Soprattutto in rete.