Se il computing si fa online, il browser è il sistema operativo. Dopo 12 anni, è ormai chiaro che il pc è spiazzato da internet, che le attività di normale vita quotidiana informatica si fanno sempre più online e che il punto di riferimento per l’utente diventa il browser.
Ebbene: Google ha deciso di fare il suo browser, Google Chrome. Le motivazioni pubblicate sul blog di Google dicono molto:
1. Il browser "va completamente ripensato": non è più un software per consultare semplici pagine, ma una "piattaforma per pagine web e applicazioni".
2. Come la classica pagina del motore di ricerca, il browser di Google sarà semplice, pulito e veloce. Si toglie di mezzo al più presto e porta dove l’utente vuole andare. Questo in apparenza.
3. In realtà, contiene funzioni molto importanti: le tab sono isolate in modo che non vadano in conflitto l’una con l’altra e sono più protette dal malware e dai "siti canaglia"; il software è molto veloce; il motore Javascript è super potente per poter far girare programmi che i browser attuali non possono far funzionare.
Si direbbe che la strategia di Google vada direttamente al punto: fare della coppia "browser – applicazioni online" il sostituto completo della coppia "Windows – Office" di Microsoft e consentire agli utenti e ai programmatori di sviluppare pensando al nuovo ambiente come a una realtà molto importante. Il nuovo scenario partirà in sordina. Come sempre fa Google. E d’altra parte, il nuovo browser funzionerà dapprima solo su sistema operativo Windows. Quindi, Google pensa che per molto tempo ancora dovrà svilupparsi in un mondo ancora dominato dalla Microsoft.
La costruzione di alternative più radicali – e meno strategicamente attente, perché meno determinate dalle esigenze della finanza – può venire dai Mozilla Labs. Oppure dal possibile nuovo browser a tre dimensioni che può nascere dalle esperienze di Second Life.
La strategia di Google emergerà nel tempo. Il nuovo browser comincerà piano piano, diffondendosi inizialmente tra coloro che vogliono qualcosa di bello, essenziale e veloce. Ma che in qualche modo lo scoprono da soli. Poi il passaparola e l’accesso alle funzionalità delle applicazioni messe già online da Google, come la mail e i documenti, moltiplicheranno gli utenti. Ma quando il mondo si sveglierà con 200 milioni di utenti del nuovo browser di Google e gli sviluppatori avranno quindi creato programmi che funzionano su quella "piattaforma", per la Microsoft saranno davvero problemi.
Le conseguenze di questi cambiamenti non sono facilmente prevedibili. L’informatica sarà pagata dalla pubblicità. La privacy sarà parte del pagamento. E la finanza farà sentire le sue esigenze sul management di Google. Fino a che l’azienda sarà gestita dalla mentalità da ricercatori e matematici che finora ha condotto Google, la strategia sarà quella di costruire un robot alla Asimov, che non fa male all’uomo. Dovesse cambiare sarebbero guai. Ma il bello di questa situazione è che il semi-monopolio di Google non è – per ora – basato su una forma di potere, ma su una vera capacità innovativa: e quindi altri, migliori, possono sempre emergere.