Di bolla in bolla, di crisi in crisi, il valore finanziario delle imprese internettiane si avvicina al loro valore d’uso. Certo, le quotazioni di Google, o di eBay, restano volatili mentre la percezione di utilità di quei servizi presenta probabilmente un andamento più semplice.
Ma questo non stupisce, perché la finanza vive di movimento e non si può accontentare di calcolare una volta per tutte il valore delle cose. Il che pone comunque un problema: come si calcola il valore di un investimento per un servizio internet?
A differenza di qualche anno fa, è ormai diventato chiaro che c’è una ragione se Google vale 147 miliardi di dollari: ne fattura 16 e ne fa oltre 4 di utili, ma soprattutto è estremamente utile. Ma quest’ultimo dato, quello decisivo, come vi misura? Non siamo più nel periodo in cui gli analisti si arrampicavano sugli specchi per dimostrare che le aziende internettiane valevano molto nonostante che non guadagnassero nulla. Quell’epoca è stata superata anche perché, mentre la finanza si gonfiava ed esplodeva senza tener conto della vita reale, le persone scoprivano con molta razionalità il valore d’uso della rete. Nel frattempo però in mancanza di un serio sistema incentivante alternativo a quello finanziario, non è nato un sistema per valutare lo sforzo che un’azienda deve fare per stare correttamente su internet. Con la conseguenza che la maggior parte delle imprese adotta la regola spannometrica di spendere il meno possibile per fare quello che sembra assolutamente necessario. Il che non basta. È ormai giunto il momento di sviluppare metodi di valutazione dei servizi online che tengano conto delle loro conseguenze economiche reali.
Esempi? Un servizio di autobus che non abbia un sito che consenta ai cittadini di costruirsi un percorso e calcolarsi i tempi di spostamento, magari anche con il cellulare, perde o guadagna? Guadagna perché non spende soldi. Ma perde opportunità di business: se le persone non conoscono il servizio non lo usano. E se le persone non sanno che esiste un sito che consente di esplorare nuovi utilizzi della rete dei trasporti urbani, continuano a usare solo le solite linee. A Roma e a Milano, a Bologna e a Torino, come in molte altre città, l’uso dell’autobus è sostenuto da un buon sito. Che sarà più utilizzato se sarà pubblicizzato e se entrerà meglio nell’ecosistema dell’informazione locale.
Ma come si valutano gli investimenti in materia? Fare informazione di servizio, per le imprese, è ormai parte integrante del business. La valutazione del ritorno economico sull’impegno nei servizi informativi ai cittadini è un aspetto della ricerca sul bilancio che ha buoni motivi per sviluppparsi.