Se c’è un motto amato dal rettore di Udine, Alberto De Toni, è di sicuro questo: «L’innovazione è una disobbedienza andata a buon fine». È lo spirito che aleggia nel libro che De Toni ha scritto con Roberto Siagri, ceo di Eurotech, e la ricercatrice Cinzia Battistella: “Anticipare il futuro. Corporate foresight” (Egea 2015).
Argomento decisivo. Non si tratta di prevedere il futuro, anche perché in un periodo di grandi cambiamenti questa pratica è meno credibile del solito. Si tratta piuttosto di sviluppare un’attenzione per i fatti che hanno delle conseguenze importanti, una capacità di distinguere quello che conta e ciò che è secondario. E il libro, appunto, è pensato per aiutare le imprese ad allenarsi nell’arte di guardare avanti. Nel contesto di quest’arte, il corporate foresight è una tecnica di grande utilità. Anche semanticamente, gli autori propongono di superare il termine “previsione” per sostituirlo con “anticipazione”. È un approccio che si basa sul riconoscimento dei segnali deboli, sullo studio dei trend, sulla costruzione di scenari. Serve per costruirsi una mentalità orientata a immaginare in modo il più possibile fondato che cosa può succedere in seguito a una scelta o a una novità. Aiuta a ridurre l’incertezza. Per le imprese, però, questo significa introdurre cambiamenti organizzativi, per esempio creando un’unità di foresight che svolge attività di scouting e che opera in connessione con chi fa le strategie e la ricerca. Senza dimenticare che tutto questo non funziona in base a una modellistica deduttiva, ma a una forma di narrazione che richiede immaginazione: che a sua volta può essere coltivata. E gli autori infatti suggeriscono agli imprenditori di dedicare cura all’immaginazione: il che significa prestare attenzione all’arte e alle forme di esplorazione meno razionali ma più autentiche e profonde. Le affinità tra imprenditorialità, innovazione e arte sono più elettive di quanto appaia a prima vista.
Articolo pubblicato su Nòva il 29 novembre 2015