Il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, è oggi a Padova Nòva, all’aula magna dell’Università, per spiegare la strategia “industria 4.0” e l’idea della concentrazione degli investimenti pubblici in un numero limitato di poli di ricerca per supportare l’innovazione del sistema produttivo. Troverà una notizia. I grandi atenei della regione Veneto, del Trentino Alto Adige e del Friuli Venezia Giulia si sono incontrati ieri a Padova per avviare una collaborazione per contribuire all’innovazione e alla modernizzazione della manifattura. L’occasione dell’arrivo del ministro è stata la causa scatenante dell’accelerazione di un accordo del quale l’ecosistema dell’innovazione delle tre Venezie aveva forte bisogno. Un territorio, in effetti, deve convincere il resto del mondo di poter sostenere un ecosistema dell’innovazione attraente: non basta che funzioni – e non c’è dubbio che la manifattura del Nord Est funzioni – deve anche fare massa critica per attrarre talenti e capitali in modo da sostenere una strategia di sviluppo adatta alla scala globale dell’economia. E in un territorio che non è centrato su una grande città, ma è una rete di centri, tutti dotati di una forte identità e di una grandissima tradizione economica e culturale, la soluzione non può certo essere quella di rinunciare alla massa critica: deve essere quella di costruire un sistema di collaborazioni autentiche, non formali, orientate al risultato. Se l’università riesce in questo compito, in un territorio come quello del Nord Est, ci può riuscire anche il resto della società. La leadership culturale della ricerca e dell’alta educazione dimostra così la sua funzione dirigente. Il governo può certamente pensare a concentrare i suoi investimenti in pochi poli: ma una rete di centri può e deve essere pensata come uno di questi poli. Se l’occasione della presenza del ministro a Padova Nòva ha contribuito ad accelerare il processo, gli Open Innovation Days hanno avuto l’impatto sociale ed economico per il quale erano stati progettati: non un evento ma un’occasione per lavorare insieme.
Articolo pubblicato su Nòva il 30 settembre 2016