Le imprese venete che hanno risposto al questionario dell’Osservatorio Mecspe prevedono a maggioranza che il piano industria 4.0 produrrà diminuzione dei costi e aumento del fatturato. Una previsione che li vede più ottimisti su questo punto rispetto alla media nazionale. Eppure, se hanno qualche dubbio nell’investire sulla digitalizzazione è perché sono incerti sui suoi benefici (48%) e pensano che gli investimenti richiesti siano troppo alti (37,9%), percentuali superiori a quelle registrate dalle imprese italiane in generale. Mentre hanno meno difficoltà a trovare le competenze necessarie. Il caso veneto è certamente speciale in Italia, anche per la forte connessione di quel territorio con il sistema produttivo tedesco. Ma è pur sempre esemplificativo delle analisi solo apparentemente contraddittorie che le imprese dedicano al tema industria 4.0. Perché la “via italiana” per l’industria 4.0 è ancora in via di definizione. L’approccio tedesco implica in effetti investimenti molto grandi per impianti molto integrati, più adatti a imprese di grandi dimensioni che al tessuto delle Pmi italiane. La “via italiana” è dunque destinata a essere tecnologica, sociale e culturale: perché deve produrre soluzioni adatte alla dimensione delle imprese italiane e alla loro capacità di fare open innovation. La consapevolezza del vantaggio dell’industria 4.0 – e il generale giudizio positivo sull’approccio del Governo italiano all’incentivazione degli investimenti in materia – non nascondono la difficoltà di trovare la strategia giusta. E dunque il piano del Governo è impostato bene ma probabilmente orientato a una durata troppo breve. La difficoltà di impostare una visione di industria 4.0 efficiente è stata avvertita anche in Germania, come testimonia Gerhard Dambach, amministratore delegato della Bosch Italiana. Dambach ricorda che, sebbene la Germania abbia sei anni di vantaggio sull’Italia nella definizione di una strategia, il ritardo italiano è paradossalmente inferiore: perché i tedeschi hanno comunque impiegato anni a trovare l’impostazione corretta, anche in relazione alle competenze disponibili nel loro mercato del lavoro. È un’esperienza istruttiva. L’idea della “via italiana” all’industria 4.0 non è un problema di impostazione politica, ma un argomento di riflessione industriale. Se ne esce con l’innovazione. Gli incentivi pubblici, che mettono gli imprenditori di fronte alle loro responsabilità, alimenteranno scelte parziali se non accompagnati da una ripresa degli investimenti nella ricerca e in tutto ciò che serve a impostare una strategia di lungo termine.
Articolo pubblicato su Nòva il 1 marzo 2017