Le banche lo sanno bene: le sofferenze per prestiti concessi ad aziende che si occupano di turismo sono una quota importante del totale. In parte è ovvio: un settore che costituisce una quota enorme del Prodotto interno lordo italiano è pure responsabile di una quota piuttosto importante di casi di aziende in difficoltà. In parte invece è meno ovvio, perché un settore come il turismo italiano si trova a dover vivere stretto tra due mostri: Scilla è la tentazione di vivere della rendita di posizione garantita dalla immensa bellezza del territorio italiano che conduce a ipersfruttare il cliente senza pensare a un domani; Cariddi è il mercato globalizzato del turismo nel quale si compete per qualità del servizio, si vince investendo su tutto ciò che serve per coccolare il cliente, ma si perde lasciando da parte le specificità della cultura locale e assimilando l’offerta a quella che si trova in ogni altra parte del mondo. Due mostri che si combattono con una cultura imprenditoriale precisamente consapevole di ciò che costituisce la qualità minima del servizio nei territori che competono con il nostro ma che investe tutto ciò che è possibile sull’innovazione necessaria a valorizzare l’unicità dell’esperienza del viaggio in Italia. È chiaro che questa cultura non è sempre presente e che la mancanza di questa cultura spiega la speciale e altrimenti incomprensibile difficoltà del turismo italiano. Il digitale in questo contesto strategico è insieme un “must” e una precondizione di riscatto. È un “must” perché qualunque turista globale sa che cosa aspettarsi da un sito di albergo, da un servizio di promozione territoriale, da un integrazione delle informazioni di viaggio da fruire con il telefono mobile e il più possibile con il wi-fi gratuito. È una precondizione di riscatto perché può consentire a un territorio di presentarsi come più accogliente, più interessante, più innovativo degli altri. Si può accogliere il cliente per esempio lavorando non solo sulla gratuità ma anche sulla sicurezza del wi-fi. Si può interessare il viaggiatore alimentando la sua conoscenza del territorio prima, durante e dopo il suo passaggio. Si può convincere il turista a tornare mostrandogli il senso di un’evoluzione che promette un’esperienza ancora migliore per la prossima volta. Non si ottiene tutto questo imparando a fare uso delle tecnologie. Si ottiene pensando le tecnologie come parte integrante della creatività imprenditoriale.
Articolo pubblicato su Nòva il 14 giugno 2017