Qualche tempo fa sembrava che le startup fossero dimenticate nelle discussioni politiche sugli investimenti necessari alla ripresa dopo la crisi dovuta al lockdown deciso per contenere l’epidemia di Covid-19. Che cosa è successo alla fine? Un commento dal presidente di Italia Startup non conclude la questione ma può aiutare (ricevo e pubblico il comunicato stampa):
«“Il Decreto Rilancio approvato ieri dal Governo contiene alcuni interventi utili, ma taglia provvedimenti che potrebbero incidere a breve termine sulla vita delle startup e delle pmi innovative – è la sintesi della dichiarazione Angelo Coletta, Presidente di Italia Startup, a seguito del corposo pacchetto di proposte presentato nelle scorse settimane, con il sostegno delle principali associazioni di settore – Non si capisce infatti come mai, nell’ultima versione del Decreto, siano stati tolti tre provvedimenti che avrebbero potuto avere impatti positivi e di breve termine sull’ecosistema startup italiano, a costo zero per lo Stato. Mi riferisco alla moratoria di un anno per le imprese innovative con esposizione debitoria verso il sistema bancario; all’estensione di un anno della permanenza delle startup all’interno del registro delle imprese innovative e all’aumento dal 30 al 50% degli sgravi fiscali per chi investe in startup e pmi innovative. Nè si capisce come mai sia stato abbassato a soli 10 milioni di € lo stanziamento per le startup, per l’acquisizione di servizi prestati da parte di incubatori e centri d’innovazione pubblici o privati (erano 20 milioni nella bozza di Decreto) e siano stati tagliati i 40 milioni di investimento per la valorizzazione economica dei titoli della proprietà industriale (brevetti, disegni, marchi). La manovra per l’ecosistema delle startup si struttura in sostanza su 3 provvedimenti: i 200 milioni del Fondo di sostegno al Venture Capital; i 200 milioni di €, per le startup e PMI innovative, nell’ambito del fondo di garanzia; i 100 milioni aggiuntivi per i finanziamenti agevolati del bando“Smart&Start”. Interventi che riteniamo certamente utili e positivi ma che necessitano di tempi lunghi per essere immessi sul mercato, a causa delle necessarie fasi di attuazione regolamentare. Il nostro impegno prosegue nella fase di emendamenti in Parlamento e nel fare in modo che quanto prospettato dal Decreto possa trovare rapida ed efficace attuazione. L’obiettivo di fondo – passata la fase di emergenza – è che il nostro Paese si doti di un vero e proprio piano industriale di medio termine, a supporto dell’innovazione italiana. Obiettivo che trova solo parziale riscontro in questo provvedimento emergenziale”»