L’America di TRUSK rinuncia alle regole sull’AI

Una versione di questo pezzo è uscita sul Sole 24 Ore intorno alla data riportata in calce


Il presidente americano Donald Trump ha cancellato l’executive order emanato dalla precedente amministrazione di Joe Biden nell’ottobre del 2023 per limitare i rischi dell’intelligenza artificiale.

Era un’altra epoca. In quel tempo, il mondo della politica e dell’imprenditoria tecnologica si confrontavano. Ma non si confondevano. Appena emesso l’ordine, la vice presidente degli Stati Uniti Kamala Harris era volata in Inghilterra per presentare la nuova policy. Harris aveva un obiettivo: dimostrare che gli Stati Uniti sono la potenza che produce l’intelligenza artificiale e sono leader anche nella sua regolamentazione. Vogliono limitare i potenziali danni della tecnologia, ma non limitare l’innovazione. I capi di governo riuniti a Bletchley Park erano avvertiti. In quel periodo, la discussione sull’AI Act dell’Unione Europea era alle battute finali. Alcuni scienziati che avevano costruito le tecnologie fondamentali per il successo dell’intelligenza artificiale proponevano norme per ridurne i rischi. E gli Stati Uniti avevano deciso di prendere la loro decisione in materia. 

L’amministrazione Biden e l’industria dialogavano. La policy americana era stata discussa con i grandi imprenditori del settore. I ceo di Microsoft, Google, OpenAI e Anthropic si erano incontrati con Harris nel maggio precedente e avevano concordato la linea. Le decisioni erano relativamente cogenti per il governo, ma non molto dure per i privati. Erano pensate, appunto, per non bloccare l’innovatività dell’ecosistema americano e lo indirizzavano gentilmente verso una serie di accortezze, soprattutto, per evitare che i prodotti potessero essere usati contro la sicurezza nazionale e magari per ridurre le probabilità che quelle tecnologie potessero alimentare la circolazione di notizie false in rete. Intanto, però, il governo americano portava avanti la sua strategia antitrust. E tentava in qualche modo di limitare il potere delle BigTech. 

Oggi, il potere di BigTech è entrato nella stanza dei bottoni. Con il ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, ma soprattutto con l’arrivo di Elon Musk nel governo e la presenza in posizione molto visibile degli amministratori delegati di Amazon, Google e Meta all’inaugurazione di Trump, più defilati i leader di Apple e TikTok, il confronto tra il grande stato americano e BigTech è diventato una collaborazione stretta. Che si traduce nell’eliminazione immediata di quei pochi paletti che Biden aveva introdotto.

Ora vedremo come tutto questo si traduce in politica estera. Va notato che il recentissimo intervento di Biden sulle esportazioni di chip per l’intelligenza artificiale non è stato toccato. Ma va anche ricordato che il capo di Meta, Mark Zuckerberg ha dichiarato di aspettarsi dalla nuova amministrazione un intervento contro i sistemi politici che limitano la libertà di innovazione. Dati i suoi interventi precedenti, sappiamo che pensa anche all’Europa.