Ricerca globale che cura l'Italia

Di certo, la grande trasformazione economica contemporanea è caratterizzata da una complessità che sfida le capacità interpretative di chiunque. Ma almeno due aspetti sono chiari. Primo: il lavoro del futuro è basato sulla conoscenza, la creatività, l’istruzione, e l’Italia sta diminuendo il numero di iscritti all’università. Secondo: il valore dei prodotti è legato strettamente alla ricerca e l’Italia sta diminuendo gli investimenti pubblici nella ricerca universitaria. In questo millennio l’Italia è andata dalla parte sbagliata, come scrive Juan Carlos De Martin, nel suo libro Università del futuro (Codice 2017). Ma i dati offerti questa settimana dall’Anvur dicono che se c’è un gigantesco problema risolvibile, in Italia, è quello che riguarda il ruolo dell’università per lo sviluppo economico e culturale. Una parte dei dati si trovano nel paginone di questo numero di Nòva. La produttività dei ricercatori italiani è elevata. La domanda di ricerca del sistema produttivo italiano è attestata dall’aumento del finanziamento dal settore privato, quasi arrivato a due miliardi. La qualità della ricerca italiana è dimostrata dalle citazioni e dai finanziamenti delle istituzioni sovranazionali e non profit, che hanno tenuto in piedi il sistema. I politecnici di Milano e Torino, la Sant’Anna di Pisa, le università di Padova, Milano, Bologna, la Sapienza di Roma e altri atenei hanno registrato grandi risultati nell’ambito della terza missione. Che nel frattempo è diventata globale. Il rettore di Padova, Rosario Rizzuto, ha guidato la sua università a diventare partner di Shanghai Tech, insieme a Mit, Berkeley, università di Southern California e Chicago. E la Sant’Anna ha sviluppato una collaborazione strategica con l’università di Chongquing la cui importanza è attestata dal finanziamento dei partner cinesi sancito questa settimana in occasione della visita del presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella. Non solo l’università non è il malato d’Italia: può essere la cura del paese.
Articolo pubblicato su Nòva il 26 febbraio 2017