Nel caos creativo della rete non smetto di vedere due tendenze che alternativamente sembrano prevalere.
La prima va verso l’aumento delle opportunità di espressione per molti, moltissimi: la nascita di un pubblico attivo che esprime idee e condivide informazioni è la forma della nuova cittadinanza che emerge online.
La seconda tendenza riguarda le forme di connessione e di riaggregazione sintetica di quello che viene espresso dai moltissimi nuovi protagonisti dell’espressione pubblica.
Le piattaforme per i blog allargano il numero di persone che si esprimono, per esempio. Le soluzioni per la ricerca, come Technorati, servono a connetterle e riaggregarle. Ma né l’una né l’altra delle due tendenze ha trovato una stabilità. E si vede una sorta di respiro della rete che di volta in volta si allarga e si riaggrega.
I social network tentano di rispondere in maniera integrata alla doppia esigenza di espressione e aggregazione. Twitter è straordinario per questo. Una sorta di sistema per sms pubblici che si lanciano a chiunque e che si leggono per seguire gli amici e le persone che si ammirano. Ci ho messo un pezzo a cominciare a usare Twitter, ma oggi leggo la mia pagina su quel servizio con regolarità. Se non fosse che spesso si interrompe, sarebbe un flusso continuo di messaggi e segnalazioni potenzialmente di prim’ordine. Tanto per dirne una: ho letto su Twitter prima che altrove della lettera di Jobs ai primi compratori di iPhone. E’, insomma, una forma di espressione e di riaggregazione, insieme: per piccoli gruppi di conoscenti.
Non è detto però che la riaggregazione debba avvenire solo su coloro che si conoscono. La nascita di un nuovo medium partecipato ma anche capace di porsi, all’occorrenza, come una vera e propria agorà, ha bisogno di qualcosa di più di un insieme di gruppi di amici. E questo qualcosa non può che venire dalla consapevolezza che i vari piccoli gruppi sono a loro volta collegati, anche se è impossibile seguire tutte le conversazioni che avvengono contemporaneamente. Per questo, un ruolo per i professionisti dell’informazione sintetica resta e resterà. Anche se il modo per realizzarla correttamente non è ancora emerso con chiarezza.