Intelligentizzazione

Il concetto di globalizzazione non serve a individuare il fenomeno portante del cambiamento che il mondo attraversa in questa epoca storica. L’idea è espressa in modo semplice e significativo da David Brooks sul New York Times.

Le dinamiche della globalizzazione generano conseguenze clamorose. Ma deviano l’attenzione dai problemi più importanti. La globalizzazione in fondo è partita da secoli. E viaggia sulle ali dei grandi mezzi di trasporto e di comunicazione, con maggiore o minore velocità a seconda che il pianeta sia governato dalla pace e da sistemi politici aperti, oppure dalla guerra e da sistemi politici chiusi.

L’accelerazione di questi tempi sembra, dice Brooks, molto più legata alla dinamica della tecnologia. Ma puntare l’indice sulla globalizzazione è comodo per i politici che possono dare la colpa al resto del mondo per i problemi locali. Mentre porre l’accento sulla tecnologia sottolinea le capacità o incapacità locali a prendere il ritmo dello sviluppo globale.

E quello che conta da questo punto di vista è la trasformazione delle capacità richieste alle persone e alle popolazioni per stare al passo e vivere da protagonisti la contemporaneità. Brooks cita il concetto di "skills revolution". E’ la conseguenza dell’avvento dell’epoca cognitiva, dell’economia della conoscenza. Per lavorare bene le persone devono imparare ad assorbire, elaborare e combinare sempre meglio le informazioni. Il che avverrebbe anche se ci fosse un arretramento o un rallentamento della globalizzazione.

Dice Brooks: "The globalization paradigm emphasizes the fact that information can now travel 15,000 miles in an instant. But the most important part of information’s journey is the last few inches — the space between a person’s eyes or ears and the various regions of the brain".

Nell’epoca cognitiva, il paradigma fondamentale non è quello economico o politico, è quello culturale. Gli investimenti nel cosiddetto capitale umano sono quelli che contano. La ricerca nell’ambito della psicologia, dell’antropologia, della pedagogia diventa strategica. Le sorgenti della prosperità sono le idee. E chi genera le idee sono le persone: non i loro ruoli sociali, non le loro mansioni aziendali, non la loro posizione reddituale. Sono le persone nella loro interezza. Le idee viaggiano tra loro quando lavorano come quando chiacchierano al bar; si elaborano quando scrivono un ppt come quando ascoltano musica; si combinano quando fanno una riunione strutturata come quando incontrano persone diverse in occasione di eventi formativi o sociali informali. Questo significa che molte delle abitudini e delle convenzioni che hanno caratterizzato l’epoca industriale stanno finendo. E che chi non si muove con convinzione in questa direzione rischia di viaggiare con il freno tirato.

A essere ottimisti, invece di globalizzazione potremmo parlare di "intelligentizzazione".