Il successo del libro di Nicholas Christakis e James Fowler, Connected, sulla
capacità dei social network di modellare la vita quotidiana è la
dimostrazione della tesi che contiene. In sostanza, dicono gli autori,
le reti sociali influenzano gli individui che ne fanno parte,
contagiandoli con i sentimenti e i comportamenti prevalenti. E infatti,
tra gli interessati a studiare il fenomeno dei social network, i
commenti positivi al libro si sono diffusi come un'epidemia. (vedi New York Times)
La
tendenza dei gruppi a condizionare i singoli attraverso le convenzioni
va conosciuta, perché la consapevolezza è l'unica forma di cura
ricostituente per la libertà individuale.
E potrebbe servire anche a
interpretare i dati ottenuti dal Facebook Data Team che ha analizzato
le parole usate dagli utenti americani del loro social network per
misurarne il grado di "felicità". Il Team ha scoperto che le persone
lanciano in rete i loro segnali di soddisfazione o insoddisfazione in
modo regolare e prevedibile. Il lunedì è peggio del weekend. I giorni
di festa sono più "felici" di quelli lavorativi. Casomai può stupire
che il giorno del Ringraziamento sia più bello del Natale o del
Capodanno. O che la Festa della Mamma sia meglio della Festa del Papà o
del giorno di San Valentino. (vedi FlowingData)
Sta di fatto che le sensazioni dichiarate
su Facebook confermano in generale quello che ci si potrebbe aspettare:
alla ricerca di consenso, le persone dicono quello che pensano possa
essere accettato più facilmente dagli altri. Non per nulla si nota che
anche in rete i gruppi di persone si raccolgono intorno a interessi o
opinioni simili. Il rischio è che, confermate dalla loro cerchia
sociale, esse tendano a inferire che le loro opinioni sono più diffuse
nella società di quanto non siano in realtà.