Come le apps sul miele

Appena nato, l’ecosistema delle piccole applicazioni per smartphone, in testa quelle che girano sull’iPhone, è già un mercato da almeno un miliardo di dollari, secondo gli analisti intervistati da BusinessWeek.

I modelli di business sono vari: alcune applicazioni si pagano quando si scaricano, altre sono gratuite e si finanziano con la pubblicità e altre ancora consentono di accedere a servizi a pagamento. Ci sono giochi e notiziari, servizi di viaggio e software per gestire documenti e foto, social network e mappe interattive, registratori per audio e simulatori di strumenti musicali…

In moltissimi casi, le applicazioni per gli smartphone si collegano in qualche modo all’idea di realizzare una forma di condivisione di informazioni in rete: scambio di immagini o chiacchiere con gli amici, gestione di blog o partite da giocare contro avversari che si trovano da qualche parte in rete. La programmazione delle apps è veloce e le innovazioni si provano senza indugi appena pronte, mettendole online per cercare il feedback immediato che arriva dagli utenti.

Tutta questa leggerezza delle apps è tanto più efficiente quanto più si avvale della capacità di elaborazione di server online a disposizione di chi accede alla rete in mobilità. E grazie al valore aggiunto della mobilità, in questo mercato le persone sono più disposte a pagare di quanto non siano sulla rete fissa aumentando le probabilità di riuscita delle iniziative imprenditoriali. Insomma: non è un fenomeno da tenere d’occhio. È già una chiara opportunità da cogliere.